giovedì 22 novembre 2007

L'IMPORTANZA DEL SALUTARSI

Copio Incollo un articolo che tempo fa lessi su podisti.net e che mi salvai sul pc perchè mi piacque particolarmente:

"Quando da ragazzino andavo con mio padre a fare lunghe passeggiate sulle Madonie oppure su per i monti che cingono la Conca d'Oro (la piana ricca di agrumeti, attorno a Palermo, oggi quasi del tutto cementificata), ricevetti l'insegnamento che una buona regola del viandante (una regola valida per tutte le stagioni) era quella di rivolgere un saluto e un augurio di buon cammino a qualsiasi altro viandante s'incontrasse o si raggiungesse lungo il sentiero. Quest'insegnamento m'è rimasto impresso, perchè sottolineava l'importanza di essere "affabili" con gli sconosciuti e si fondava sulla regola che il saluto non andava riservato esclusivamente a personaggi conosciuti. In più, il principio del saluto risultava una regola d'uso dei luoghi che ci si trova ad attraversare, come a dire: "Nessuno la può fare da padrone. Siamo tutti dei passeggeri e dobbiamo essere gentili l'uno nei confronti dell'altro".

Mio padre mi spiegò anche che la "regola del saluto" aveva un valore prezioso nei confronti di chi esercitava dei "diritti" su quei luoghi perchè era o pastore o contadino o padrone della terra. Quindi, da viandante, il saluto valeva anche come una forma di pedaggio "di cortesia" da corrispondere all'altro. In questi casi, al saluto, poteva anche far seguito una breve conversazione. Una volta, un pastore - che incontrammo su d’una pietraia brulla mentre ascendevamo sul per il fianco di una delle cime più alte delle Madonie - ci disse abbracciando con lo sguardo il panorama vasto e silenzioso che si apriva davanti a noi: "E' ccà ca niscivi" [Sono uscito qui]. Per questo motivo, proprio perchè ci s'incontra con persone che, per nascita, appartengono a quei luoghi, nel "salutare" non doveva esserci alcuna arroganza, quell'arroganza un po' proterva che s’esprime nell'attendere alteri che sia prima l'altro a salutare e, non dovesse salutare, nel non non salutare nemmeno noi. Quando ciò accade, mentre ciascuno dei due viandanti prosegue per la sua strada, il momento dell'incontro sfuma e passa, qualcosa della umanità di ciascuno e dell’unicità di quell’incontro s'è perso per sempre.

A questa regola nel corso della mia vita mi sono sempre ispirato, ottenendo sempre un contraccambio in parole o con un gesto. Anche nella mia pratica podistica, ho sempre cercato di applicare questa regola. Sia nei confronti di coloro con i quali mi trovo a condividere l’uso degli spazi urbani alle prime luci dell’alba, sia nei confronti di altri che – come – corrono. È così che mi ritrovo a salutare l’edicolante, l’extra-comunitario che ha tenuto aperta per tutta la notte la rivendita di fiori e piante, perfino Ninetta, la homeless che arriva prestissimo –chi sa da dove – ad occupare la sua postazione e a gettare innocui improperi a chi passa. Ogni volta che incontro un podista intento nel suo allenamento (un mio simile, uno con il quale – in teoria – condivido la stessa passione) ho sempre salutato. "Ciao!!!", "Buongiorno!!!" a seconda dei casi: un saluto non costa niente e può far piacere salutare un proprio simile anche se le strade di ciascuno seguono traiettorie opposte. Purtroppo, devo dire che i podisti metropolitani - ancora non ho trovato eccezioni a simile comportamento – a differenza del fiorista, dell’edicolante o dello spazzino, ignorano la regola di cortesia che mi è stata trasmessa. Invariabilmente, proseguono nella loro corsa, lo sguardo fisso nel vuoto, ingrugniti nello sforzo. Alcuni pensano che la pratica sportiva dovrebbe ingentilire gli animi, nobilitare, arricchire interiormente gli individui che vi si dedicano. L'ignorare il saluto di un proprio simile ( di più: di un proprio pari, di uno che fa parte della stessa "comunità" specializzata) sembra contraddire un tale assunto. Forse, bisognerebbe ri-apprendere alcune regole elementari della cortesia, per dare un senso diverso alla propria dedizione allo sport: che attualmente, così come viene praticato sembra orientato verso forme di appartenenza "gruppale" esasperata, in cui il riconoscimento dell'altro può avvenire soltanto se l'altro è visto come "simile", "pari", in definitiva appartenente alla stessa tribù. Per lo stesso motivo, se ad un gruppetto di podisti appartenenti alla stessa "conventicola" vuole aggregarsi uno "sconosciuto", il tacito accordo (subito messo in atto dal gruppo) è "Stronchiamolo!!!!" e tutti cominciano a correre come forsennati. Forse il rito del saluto (che, così concepito, lungi dall'essere vuota ritualità è anche scambio, relazione, riconoscimento del valore dell'esistenza dell'altro) s'è perso, con il concomitante smarrimento dell'affabilità, della cortesia, gentilezza, disponibilità che un tempo contraddistingueva la vita negli spazi urbani e non solo. Forse sempre più ci stiamo abituando a vivere chiusi dentro un duro guscio di solitudine che porta ciascuno ad ignorare l'Altro da sé, a non vederlo, a non sentirlo.

Tutto questo è indubbiamente molto triste e bisognerebbe porre rimedio, prima che i guasti dell'isolamento e della solitudine diventino irreparabili. Cominciamo, dunque, a fare il semplice esercizio di rivolgere una parola di saluto, di augurio, un semplice commento a tutti i podisti che incontriamo durante il nostro allenamento. Fare ciò non costa nulla e, alla fine, qualcosa raccoglieremo, anche se inizialmente il nostro salutare verrà accolto con un muro d’indifferenza. Cerchiamo dunque di essere sempre "affabili" e "conviviali" nel nostro approccio alla corsa. Se non accompagnata da simili qualità e da una bella dose di calore umano, la corsa - come ogni altro sport - non è davvero nulla".

13 commenti:

Andrea ha detto...

Bella idea aver pubblicato questo post.

Normalmente, saluto solo quelli che conosco. Magari altri non li saluto più che altro per timidezza. Poi dipende da chi ti trovi di fronte o da che umore hai quel giorno.

Le tipologie di podista che incontri sono le seguenti:
a) c'è il podista che ti vede, ma volta lo sguardo da un'altra parte
b) c'è quello che ti squadra, ma non ti saluta se non lo fai per primo
c) c'è quello che da' un'occhiata veloce per vedere se lo stai per salutare (direi che è la mia categoria e quella della maggior parte dei corridori)
c) c'è quello che ti saluta comunque (specie in estinzione)

franchino ha detto...

Andrea io saluto sempre, o meglio faccio un gesto con l'indice della mano, un pò come fanno alcuni motociclisti quando s'incrociano per strada. Ormai è diventato un gesto istantaneo! Poi, quando incontro chi conosco con cui ho un pò più di confidenza si passa dal classico "ciao" ai vari "va pian!","occhio alle curve"...

fabiodelpia' ha detto...

Ciao Franchino,complimenti!
io di solito sono della tipologia "C"
(vedi commento di Andrea) ma poi quando incontro un "A" divento un "D": mi scappa un vaff..

Anonimo ha detto...

Io per salutare saluto!Se il mio allenamento prevede uno sforzo notevole(come avrete capito mi ci vuole poco) raccolgo comunque le mie residue energie per alzare il braccio e raccogliere la mano in un cenno.Anzi ad esser sincero mi piacciono le corse lente od i defaticamenti fatti con gli amici in gruppo (ahimè sempre più rari), qualsiasi sia la società d'appartenenza o il proprio ritmo di gara. La chiacchierata in corsa è senz'altro la mia specialità preferita.

Furio ha detto...

Io cerco di salutare sempre, a volte può capitare di essere assorti nei pensieri o magari molto concentrati durante un duro allenamento di qualità...ovviamente capita di non ricevere il saluto di ritorno..è normale penso, non siamo tutti uguali o sempre pronti.
Cose diverse quelle di sfiancare il podista incontrato o simili..
Il saluto verso lo sconosciuto è una cosa che nella società moderna sta' rapidamente scomparendo.

Anonimo ha detto...

Io saluterei ma dove corro io non trovo mai nessuno :-(

Master ha detto...

Io mi aggrego a Fabiodelpià, saluto sempre poi nel caso passo in categoria D......ma saluto sempre tutti, sopratutto i "saggi", come li chiamo io ....."Alèè!"

mardow ha detto...

scambiarsi un saluto non costa nulla dimostra apertura verso il prossimo e verso se stessi.Mi capita spesso da quando frequento una chatt pubblica di scontrarmi con persone che nn salutano..la cosa inquietante che in certi casi mi e' venuto il dubbio..se magari non sia io ad essere strana.Io voglio andare controcorrente "se il mondo si chiude"io voglio essere me stessa portare un saluto in segno di simpatia di educazione come dire ...se hai bisogno io ci sono....a qualcuno puo' far piacere non sentirsi solo.

mardow ha detto...

scambiarsi un saluto non costa nulla dimostra apertura verso il prossimo e verso se stessi.Mi capita spesso da quando frequento una chatt pubblica di scontrarmi con persone che nn salutano..la cosa inquietante che in certi casi mi e' venuto il dubbio..se magari non sia io ad essere strana.Io voglio andare controcorrente "se il mondo si chiude"io voglio essere me stessa portare un saluto in segno di simpatia di educazione come dire ...se hai bisogno io ci sono....a qualcuno puo' far piacere non sentirsi solo.

Anonimo ha detto...

scambiarsi un saluto non costa nulla dimostra apertura verso il prossimo e verso se stessi.Mi capita spesso da quando frequento una chatt pubblica di scontrarmi con persone che nn salutano..la cosa inquietante che in certi casi mi e' venuto il dubbio..se magari non sia io ad essere strana.Io voglio andare controcorrente "se il mondo si chiude"io voglio essere me stessa portare un saluto in segno di simpatia di educazione come dire ...se hai bisogno io ci sono....a qualcuno puo' far piacere non sentirsi solo.

Mi presento ha detto...

Grazie di cuore, Franchino!
Sono Maurizio Crispi e sono per l'appunto l'autore dell'articolo che venne pubblicato a suo tempo su podisti.net.
Oggi, mentre correvo, mi sono incrociato con una podista tutta in nero (compreso un paio di occhioloni scuri che coprivano il volto).
Al passaggio, come è mio solito, mi è venuto spontaneo salutarla giovialmente, e lei, niente!
Ha tirato dritto per la sua strada, muta come una sfinge egizia.
Ho ripreso quindi le mie riflessioni sul tema de "L'importanza del salutarsi", quando ci si incontra... Non solo nella corsa, ovviamente, ma nella vita in genere... Chi non saluta quando corre, probabilmente è restio a farlo anche nella sua quotidianità e, quanto meno, se lo fa, non lo fa con il cuore e con il sorriso negli occhi...
Quando sono tornato a casa (cioè, proprio adesso, mentre ti sto scrivendo, mi è venuto il forte desiderio di scrivere ancora una volta qualcosa sull'argomento e ho pensato di partire da ciò che avevo scritto un tempo.
Come faccio d'abitudine ho lanciato una ricerca nella rete, anzichè stare a cercare nei meandri del mio PC ed eccoti!
Con grande piacere ho trovato il mio scritto che, evidentemente, è questo mi fa un gran piacere ha assunto una sua vita propria nella rete...
Ciò che si scrive, come i propri figli del resto, sono una freccia che è tua soltanto sino al momento in cui l'hai scoccata dal tua arco.
Poi, iniziano a vivere di una vita propria, anche grazie ai contributi e alle imposizioni di enso e alle ermeneutiche di tutti coloro che, via via li leggono...
Ti ringrazio, dunque, Franchino di aver fatto vivere il mio scritto con il contributo di tanti che leggono il tuo blog...

franchino ha detto...

Benvenuto Maurizio, finalmente ho il piacere di conoscere l'autore di questo bel articolo!

Mi presento ha detto...

Se sei su Facebook, ho riportato il tutto nel mio profilo con un ulteriore commento che ne ha suscitati una mirade di altri...
Vai a dare un'occhiata oppure chiedimi amicizia e ti taggo. così compare anche sul tuo profilo.