Ovvero la Bormio Stelvio, una delle salite più belle e famose nel mondo del ciclismo; i freddi dati statistici ci indicano 1533 i metri di dislivello sui 40 tornanti e i 21,5 chilometri
che dai 1225 metri di Bormio porta fino alla cima del Passo dello Stelvio, posto a quota 2758 metri slm.
Il Mapei Day, organizzato dalla
locale U.S. Bormiese è una gara di sola salita aperta sia ai podisti
sulla distanza della mezza maratona che ai ciclisti, impegnati sullo
stesso percorso.
Dopo una settimana trascorsa in una pessima
Torino dal clima afoso venerdì sera arriviamo con Sarah al passo dello Stelvio dove abbiamo preso
l'albergo, la giornata è bella, calda così come quella sucessiva del sabato che
trascorriamo a fare i turisti nei paraggi non prima di aver corso un
facile pre-gara di sei chilometri, tre a scendere e tre a risalire al
passo, per provare la gamba ma soprattuto al difficoltà di correre in
salita e in quota.
Domenica mattina la giornata è
stupenda, cielo terso e sole pieno, tanto che a Bormio alle 8:30 fa già
caldo. Un breve riscaldamento con l'amico di runningforum forum Stepo e
alle 8:50 partiamo.
Sarah è oramai una veterana correndo qui per la quinta volta e i suoi consigli sulla tattica di gara saranno preziosissimi, aver poi fatto il percorso una paio di volte in macchina per raggiungere l'albergo e due giorni di permanenza in quota saranno per me un piccolo aiuto aggiuntivo. Anche la raccomandazione della forte Ana Nanu, vincitrice dell'ultima valdifassa running si riveleranno utili per capire la difficoltà di cosa mi aspetterà su per quel serpente di asfalto: fino al decimo chilometro devi arrivare facile il suo monito.
Sarah è oramai una veterana correndo qui per la quinta volta e i suoi consigli sulla tattica di gara saranno preziosissimi, aver poi fatto il percorso una paio di volte in macchina per raggiungere l'albergo e due giorni di permanenza in quota saranno per me un piccolo aiuto aggiuntivo. Anche la raccomandazione della forte Ana Nanu, vincitrice dell'ultima valdifassa running si riveleranno utili per capire la difficoltà di cosa mi aspetterà su per quel serpente di asfalto: fino al decimo chilometro devi arrivare facile il suo monito.
Faccio tesoro di tutto e con un pizzico di ansia e di timore mi lancio in questa avventura.
La
partenza avviene dal centro di Bormio e dopo poche centinaia di metri oltrepassiamo i tappeti dei chip posti
sull'inizio ufficiale della salita,
di fronte alle terme di Bormio.
Io parto tranquillo, mi ritrovo in un gruppetto all'incirca in ventesima posizione insieme all'amico della settimese Fabrizio Beccaris. Ci si scambia qualche parola per sdrammatizzare dopo che affrontati i primi due tornanti vediamo il cartello chilometrico stradale blu con su scritto passo dello Stelvio 19,300 km.
Corro tranquillo, senza guardare il garmin, qui non serve sapere il ritmo e inoltre essendo alla prima esperienza in questa manifestazione non avrei comunque un riferimento. Questa prima parte di salita non è troppo impegnativa, è un pò una sorta di antipasto scaldagamba; qualche tornante e si arriva alle gallerie, alcune di queste ancora originali scavate a mano.
Il plotoncino con cui correvo si è intanto poco alla volta sgranato, alcuni si sono attardati mentre un paio di atleti si sono avvantaggiati. Trovo che correre insieme sia difficoltoso in questo tipo di gara, ognuno affronta ogni cambiamento di pendenza in maniera differente e si va così avanti in una sorta di continuo tira-e-molla; io dal mio canto non i lascio distrarre dagli altri ragazzi e proseguo seguendo solo le mie sensazioni.
Scambio due parole con un ragazzo che mi chiede se avevo già corso qui, anche per lui è alla prima esperienza e voleva qualche riferimento per riuscire a stare sotto le due. Amico mio gli dico, qui l'unico riferimento è arrivare vivi lassù!
Sbucati fuori dall'ultima galleria il panorama mi offre un'immagine tanto bella quanto psicologicamente dura: la parete della montagna incisa dai numerosi tornanti e lassù, dove si aprirà poi la vallata, piccoli e quasi invisibili come gli indiani dei film western i ragazzi del ristoro. Saper di dovere arrivare là fa tremare le gambe.
Non siamo ancora a metà gara, mi sento però efficiente e senza forzare il passo proseguo col mio ritmo. Adesso la pendenza è più netta e noto come riesca facilmente a prendere via via qualche metro nei confronti dei miei diretti avversari. Che fare, osare o alzare il piede dal gas e andare su più piano? Non ci penso troppo, continuo così fidandomi delle mie sensazioni e affronto con buon piglio questa parte di gara; torno così sotto sorpassando prima uno e poi un'altro atleta che mi precedevano.
Poco alla volta le figure degli indiani al ristoro diventano sempre più a grandezza uomo e finalmente li raggiungo! Due meritati bicchieri d'acqua a avanti verso la parte più "facile" del percorso: il lungo falsopiano di pian del Grembo.
La strada continua a salire ma la pendenza è modesta, si riesce a correre con maggiore facilità ma tenendo sempre a mente che il tratto più difficile deve ancora arrivare. Passato il cartello dei -5 km all'arrivo la pendenza torna a farsi importante, da qui fino all'arrivo sarà tutta così. Alla distanza già percorsa si somma un'altra difficoltà sulle nostre spalle: la quota. Già da diversi chilometri stiamo correndo sopra i duemila metri di altitudine e l'aria rarefatta non riesce ad essere sufficiente per i muscoli assetati di ossigeno, inizio a centellinare le forze.
Al cartello dei -4 km mi passa la macchina dell'organizzione di Inizio Corsa Ciclistica e subito dietro i due cicilisti che si stanno giocando la vittoria, si allontanano velocemente mentre io, più lentamente mi avvicino sempre più ad un altro podista messo nel mirino qualche chilometro fa. Lo aggancio ai -3 km dopo aver superato il bivio per il valico svizzero. Ho già corso ieri su quest'ultimo tratto di strada è so cosa mi aspetta. Sto ancora bene, se così posso dire, e cerco di godermi queste ultime battute di gara. I metri passano lenti sotto le suole, credo di correre sui 5'30'' al chilometro e spesso alzo gli occhi verso le strutture alberghiere che si scorgono sul passo nella speranza che le veda sempre più vicino.
Al cartello dell'ultimo chilometro è oramai quasi fatta, ho ridotto il distacco dalla coppia che mi precede, la prima donna Ivana Iozzia insieme ad un altro ragazzo, il pubblico ai lati della strada inizia a farsi più numeroso e continuano a superarmi i ciclisti impegnati nella loro gara.
Manca poco, lo sforzo è stato notevole per me non abituato a questo tipo di gare e la lucidità è poca, ma me ne rimane giusto quel minimo per riconoscere l'amico Massimo presente qui a sorpresa e per sorridere ai ragazzi che mi mettono la medaglia al collo subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo!
E' fatta! Termino la mia avventura in decima posizione assoluta col tempo di 1:51'30'' e aggiungo nel mio piccolo curriculum due record, la quota più alta toccata in gara e il maggior dislivello corso sempre in gara.
Commento personale? Appena giunto all'arrivo mi ero ripromesso di non rifare questa gara, lunga da arrivarci, faticosa e con l'incognita del meteo in alta montagna; ma trascorse neanche 48 ore il pensiero era già lì,... quando torniamo sullo Stelvio?
Qui e qui le foto del Mapei Day 2015, qui la pagina con tutte le classifiche ufficiali e qui la mia attività su Strava.
Io parto tranquillo, mi ritrovo in un gruppetto all'incirca in ventesima posizione insieme all'amico della settimese Fabrizio Beccaris. Ci si scambia qualche parola per sdrammatizzare dopo che affrontati i primi due tornanti vediamo il cartello chilometrico stradale blu con su scritto passo dello Stelvio 19,300 km.
Corro tranquillo, senza guardare il garmin, qui non serve sapere il ritmo e inoltre essendo alla prima esperienza in questa manifestazione non avrei comunque un riferimento. Questa prima parte di salita non è troppo impegnativa, è un pò una sorta di antipasto scaldagamba; qualche tornante e si arriva alle gallerie, alcune di queste ancora originali scavate a mano.
Il plotoncino con cui correvo si è intanto poco alla volta sgranato, alcuni si sono attardati mentre un paio di atleti si sono avvantaggiati. Trovo che correre insieme sia difficoltoso in questo tipo di gara, ognuno affronta ogni cambiamento di pendenza in maniera differente e si va così avanti in una sorta di continuo tira-e-molla; io dal mio canto non i lascio distrarre dagli altri ragazzi e proseguo seguendo solo le mie sensazioni.
Scambio due parole con un ragazzo che mi chiede se avevo già corso qui, anche per lui è alla prima esperienza e voleva qualche riferimento per riuscire a stare sotto le due. Amico mio gli dico, qui l'unico riferimento è arrivare vivi lassù!
Sbucati fuori dall'ultima galleria il panorama mi offre un'immagine tanto bella quanto psicologicamente dura: la parete della montagna incisa dai numerosi tornanti e lassù, dove si aprirà poi la vallata, piccoli e quasi invisibili come gli indiani dei film western i ragazzi del ristoro. Saper di dovere arrivare là fa tremare le gambe.
Non siamo ancora a metà gara, mi sento però efficiente e senza forzare il passo proseguo col mio ritmo. Adesso la pendenza è più netta e noto come riesca facilmente a prendere via via qualche metro nei confronti dei miei diretti avversari. Che fare, osare o alzare il piede dal gas e andare su più piano? Non ci penso troppo, continuo così fidandomi delle mie sensazioni e affronto con buon piglio questa parte di gara; torno così sotto sorpassando prima uno e poi un'altro atleta che mi precedevano.
Poco alla volta le figure degli indiani al ristoro diventano sempre più a grandezza uomo e finalmente li raggiungo! Due meritati bicchieri d'acqua a avanti verso la parte più "facile" del percorso: il lungo falsopiano di pian del Grembo.
La strada continua a salire ma la pendenza è modesta, si riesce a correre con maggiore facilità ma tenendo sempre a mente che il tratto più difficile deve ancora arrivare. Passato il cartello dei -5 km all'arrivo la pendenza torna a farsi importante, da qui fino all'arrivo sarà tutta così. Alla distanza già percorsa si somma un'altra difficoltà sulle nostre spalle: la quota. Già da diversi chilometri stiamo correndo sopra i duemila metri di altitudine e l'aria rarefatta non riesce ad essere sufficiente per i muscoli assetati di ossigeno, inizio a centellinare le forze.
Al cartello dei -4 km mi passa la macchina dell'organizzione di Inizio Corsa Ciclistica e subito dietro i due cicilisti che si stanno giocando la vittoria, si allontanano velocemente mentre io, più lentamente mi avvicino sempre più ad un altro podista messo nel mirino qualche chilometro fa. Lo aggancio ai -3 km dopo aver superato il bivio per il valico svizzero. Ho già corso ieri su quest'ultimo tratto di strada è so cosa mi aspetta. Sto ancora bene, se così posso dire, e cerco di godermi queste ultime battute di gara. I metri passano lenti sotto le suole, credo di correre sui 5'30'' al chilometro e spesso alzo gli occhi verso le strutture alberghiere che si scorgono sul passo nella speranza che le veda sempre più vicino.
Al cartello dell'ultimo chilometro è oramai quasi fatta, ho ridotto il distacco dalla coppia che mi precede, la prima donna Ivana Iozzia insieme ad un altro ragazzo, il pubblico ai lati della strada inizia a farsi più numeroso e continuano a superarmi i ciclisti impegnati nella loro gara.
Manca poco, lo sforzo è stato notevole per me non abituato a questo tipo di gare e la lucidità è poca, ma me ne rimane giusto quel minimo per riconoscere l'amico Massimo presente qui a sorpresa e per sorridere ai ragazzi che mi mettono la medaglia al collo subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo!
E' fatta! Termino la mia avventura in decima posizione assoluta col tempo di 1:51'30'' e aggiungo nel mio piccolo curriculum due record, la quota più alta toccata in gara e il maggior dislivello corso sempre in gara.
Commento personale? Appena giunto all'arrivo mi ero ripromesso di non rifare questa gara, lunga da arrivarci, faticosa e con l'incognita del meteo in alta montagna; ma trascorse neanche 48 ore il pensiero era già lì,... quando torniamo sullo Stelvio?
Qui e qui le foto del Mapei Day 2015, qui la pagina con tutte le classifiche ufficiali e qui la mia attività su Strava.
panoramica del versante valtellinese affrontato in gara.
il versante altoatesino, scenograficamente stupendo visto dal passo.
5 commenti:
Bravissimo...come sempre
Grande Frank...doppio record...doppia soddisfazione :-). Lo credo bene che dopo 48 ore hai cambiato idea...
Grazie Enrico!
Grazie Fede! Sai, appena arrivi sono le sensazioni fisiche che parlano,... passata la fatica sono poi le emozioni che ti ha lasciato la gara e allora si cambia idea!
sono un paio d'anni che mi riprometto di farla e dopo aver letto il tuo post ne sono ancora piu convinto. prima o poi
dai nino! ti aspetto per il 2016! ;-)
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