sabato 18 luglio 2015

MAPEI DAY 2015

Ovvero la Bormio Stelvio, una delle salite più belle e famose nel mondo del ciclismo; i freddi dati statistici ci indicano 1533 i metri di dislivello sui 40 tornanti e i 21,5 chilometri che dai 1225 metri di Bormio porta fino alla cima del Passo dello Stelvio, posto a quota 2758 metri slm.
Il Mapei Day, organizzato dalla locale U.S. Bormiese  è una gara di sola salita aperta sia ai podisti sulla distanza della mezza maratona che ai ciclisti, impegnati sullo stesso percorso.

Dopo una settimana trascorsa in una pessima Torino dal clima afoso venerdì sera arriviamo con Sarah al passo dello Stelvio dove abbiamo preso l'albergo, la giornata è bella, calda così come quella sucessiva del sabato che trascorriamo a fare i turisti nei paraggi non prima di aver corso un facile pre-gara di sei chilometri, tre a scendere e tre a risalire al passo, per provare la gamba ma soprattuto al difficoltà di correre in salita e in quota.

Domenica mattina la giornata è stupenda, cielo terso e sole pieno, tanto che a Bormio alle 8:30 fa già caldo. Un breve riscaldamento con l'amico di runningforum forum Stepo e alle 8:50 partiamo.
Sarah è oramai una veterana correndo qui per la quinta volta e i suoi consigli sulla tattica di gara saranno preziosissimi, aver poi fatto il percorso una paio di volte in macchina per raggiungere l'albergo e due giorni di permanenza in quota saranno per me un piccolo aiuto aggiuntivo. Anche la raccomandazione della forte Ana Nanu, vincitrice dell'ultima valdifassa running si riveleranno utili per capire la difficoltà di cosa mi aspetterà su per quel serpente di asfalto: fino al decimo chilometro devi arrivare facile il suo monito.
Faccio tesoro di tutto e con un pizzico di ansia e di timore mi lancio in questa avventura.
La partenza avviene dal centro di Bormio e dopo poche centinaia di metri oltrepassiamo i tappeti dei chip posti sull'inizio ufficiale della salita, di fronte alle terme di Bormio.
Io parto tranquillo, mi ritrovo in un gruppetto all'incirca in ventesima posizione insieme all'amico della settimese Fabrizio Beccaris. Ci si scambia qualche parola per sdrammatizzare dopo che affrontati i primi due tornanti vediamo il cartello chilometrico stradale blu con su scritto passo dello Stelvio 19,300 km.
Corro tranquillo, senza guardare il garmin, qui non serve sapere il ritmo e inoltre essendo alla prima esperienza in questa manifestazione non avrei comunque un riferimento. Questa prima parte di salita non è troppo impegnativa, è un pò una sorta di antipasto scaldagamba; qualche tornante e si arriva alle gallerie, alcune di queste ancora originali scavate a mano.
Il plotoncino con cui correvo si è intanto poco alla volta sgranato, alcuni si sono attardati mentre un paio di atleti si sono avvantaggiati. Trovo che correre insieme sia difficoltoso in questo tipo di gara, ognuno affronta ogni cambiamento di pendenza in maniera differente e si va così avanti in una sorta di continuo tira-e-molla; io dal mio canto non i lascio distrarre dagli altri ragazzi e proseguo seguendo solo le mie sensazioni.
Scambio due parole con un ragazzo che mi chiede se avevo già corso qui, anche per lui è alla prima esperienza e voleva qualche riferimento per riuscire a stare sotto le due. Amico mio gli dico, qui l'unico riferimento è arrivare vivi lassù! 
Sbucati fuori dall'ultima galleria il panorama mi offre un'immagine tanto bella quanto psicologicamente dura: la parete della montagna incisa dai numerosi tornanti e lassù, dove si aprirà poi la vallata, piccoli e quasi invisibili come gli indiani dei film western i ragazzi del ristoro. Saper di dovere arrivare là fa tremare le gambe.
Non siamo ancora a metà gara, mi sento però efficiente e senza forzare il passo proseguo col mio ritmo. Adesso la pendenza è più netta e noto come riesca facilmente a prendere via via qualche metro nei confronti dei miei diretti avversari. Che fare, osare o alzare il piede dal gas e andare su più piano? Non ci penso troppo, continuo così fidandomi delle mie sensazioni e affronto con buon piglio questa parte di gara; torno così sotto sorpassando prima uno e  poi un'altro atleta che mi precedevano.
Poco alla volta le figure degli indiani al ristoro diventano sempre più a grandezza uomo e finalmente li raggiungo! Due meritati bicchieri d'acqua a avanti verso la parte  più "facile" del percorso: il lungo falsopiano di pian del Grembo.
La strada continua a salire ma la pendenza è modesta, si riesce a correre con maggiore facilità ma tenendo sempre a mente che il tratto più difficile deve ancora arrivare. Passato il cartello dei -5 km all'arrivo la pendenza torna a farsi importante, da qui fino all'arrivo sarà tutta così. Alla distanza già percorsa si somma un'altra difficoltà sulle nostre spalle: la quota. Già da diversi chilometri stiamo correndo sopra i duemila metri di altitudine e l'aria rarefatta non riesce ad essere sufficiente per i muscoli assetati di ossigeno, inizio a centellinare le forze.
Al cartello dei -4 km mi passa la macchina dell'organizzione di Inizio Corsa Ciclistica e subito dietro i due cicilisti che si stanno giocando la vittoria, si allontanano velocemente mentre io, più lentamente mi avvicino sempre più ad un altro podista messo nel mirino qualche chilometro fa. Lo aggancio ai -3 km dopo aver superato il bivio per il valico svizzero. Ho già corso ieri su quest'ultimo tratto di strada è so cosa mi aspetta. Sto ancora bene, se così posso dire, e cerco di godermi queste ultime battute di gara. I metri passano lenti sotto le suole, credo di correre sui 5'30'' al chilometro e spesso alzo gli occhi verso le strutture alberghiere che si scorgono sul passo nella speranza che le veda sempre più vicino.
Al cartello dell'ultimo chilometro è oramai quasi fatta, ho ridotto il distacco dalla coppia che mi precede, la prima donna Ivana Iozzia insieme ad un altro ragazzo, il pubblico ai lati della strada inizia a farsi più numeroso e continuano a superarmi i ciclisti impegnati nella loro gara.
Manca poco, lo sforzo è stato notevole per me non abituato a questo tipo di gare e la lucidità è poca, ma me ne rimane giusto quel minimo per riconoscere l'amico Massimo presente qui a sorpresa e per sorridere ai ragazzi che mi mettono la medaglia al collo subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo!

E' fatta! Termino la mia avventura in decima posizione assoluta col tempo di 1:51'30'' e aggiungo nel mio piccolo curriculum due record, la quota più alta toccata in gara e il maggior dislivello corso sempre in gara.
Commento personale? Appena giunto all'arrivo mi ero ripromesso di non rifare questa gara, lunga da arrivarci, faticosa e con l'incognita del meteo in alta montagna; ma trascorse neanche 48 ore il pensiero era già lì,... quando torniamo sullo Stelvio?
 
Qui e qui le foto del Mapei Day 2015, qui la pagina con tutte le classifiche ufficiali e qui la mia attività su Strava.

 panoramica del versante valtellinese affrontato in gara.

 il versante altoatesino, scenograficamente stupendo visto dal passo.

 

martedì 7 luglio 2015

LA MIA VAL DI FASSA RUNNING 2015

Non potendo onorare il mio proposito di aggiornare queste pagine quotidianamente raccontando tappa per tappa la mia settima avventura al giro a tappe della val di Fassa per mancanza di tempo, ecco qui qualche giorno dopo il rientro in una torrida Torino un riassunto di questi giorni trascorsi in trentino, tra gare, amici, escursioni e soprattutto tanto divertimento.
Con Sarah arriviamo a Pozza di Fassa con qualche giorno di anticipo, mercoledì per l'esattezza e perso giusto tempo per scaricare i bagagli e fare un pò di spesa per la cena che siamo già insieme a Stefano Benatti, ex patron della Traslaval, a pestare i sentieri di quella che sarà la prima tappa in programma la domenica seguente. Il giorno dopo, giovedì, sempre Stefano ci porta a fare la ricognizione su quello che sarà il classico tappone di sola salita che come di consuto chiuderà la manifestazione.
Queste due uscite in anteprima mi saranno molto utili per sapere a cosa andrò incontro durante la gara.

Domenica 28 giugno, 1a tappa: Pozza di Fassa - 10 km.
La prima tappa di quest'anno ci porta subito alti, ai 1750 mt. della bella valle San Nicolò, una location inedita, mai toccata prima d'ora dal giro.
Alla partenza siamo in circa 500 atleti pronti ad affrontare quella che sarà a mio parere una tappa veramente dura. Si parte alle 9:30 e subito il serpentone colorato si lancia, anche piuttosto velocemente, verso la strada forestale in leggera salita. Da qui dopo neanche un chilometro ci fanno svoltare sul sentiero 640 e la situazione inizia a farsi impegnativa, incomincia infatti un tratto di dura salita lungo circa tre chilometri che dai 1800 mt. di quota ci porterà fino ai 2200 della forcella del pief.
Affronto la salita con la dovuta cautela, averla provata in settimana è sicuramente un vantaggio ma stamattina le condizioni non sono delle migliori, già in riscaldamento subivo uno strano affaticamento come se mi mancasse l'aria, è vero che siamo alti ma lo siamo tutti e sinceramente credevo che qualche giorno di acclimatamento mi sarebbero stati d'aiuto.
Salgo piano, le pendenze sono importanti, qualche ragazzo davanti a me alterna la corsa alla camminata ma io preferisco trotterellare sempre. Faccio la conoscenza di Matteo, con lui condividerò buona parte di queste prime battute di gara, lo informo di cosa ci aspetta e lui ringraziandomi mi incita a non rallentare.
Si arriva così nei pressi del grazioso laghetto del Lagusel, alzando gli occhi di fronte a me posso godere delle stupende bastionate dolomitiche che creano un anfiteatro a protezione della vallate san Nicolò e Monzoni.
Scolliniamo alla forcella del pief oltreppasando un cancelletto in legno posto a protezione dei pascoli, dalla val San Nicolò passiamo in val Monzoni, da qui inizia la parte per me più difficile: una discesa non proprio tecnica ma molto ripida su un sentierino in argilla che zigzagando tra i prati ci fa perdere velocemente quota. Io-sono-fermo! Con un eufemismo posso dire che sto scendendo a spazzaneve.
Mi sorpassano diversi atleti che si buttano giù a capofitto mentre io cerco di stare in equilibrio precario sulle mie caviglie. Per fortuna questo calvario dura poco, ma abbastanza per perdere qualche minuto dai ragazzi con cui ero su in cima. La pendenza finalmente si addolcisce e si entra in un bel munta-e-cala dentro il  bosco, molto nervoso con continui cambi di direzione e di pendenze. Faccio fatica, non sono ancora totalmente a mio agio su un fondo così accidentato. Raggiungo il pianoro delle mangiatoie per i cervi, un bicchiere di acqua al volo dal ristoro e mi lancio nella discesa, adesso bella come piace a me su strada forestale.
Il nervoso per aver perso tempo sul tecnico mi regala un pò di cattiveria agonistica, scendo giù bene stando comunque sempre attento al ghiaietto e alle canalette dello scolo dell'acqua che tagliano il terreno, un minimo errore può essere fatale anche in un frangente semplice come questo. Arrivo in corrispondenza dell'arrivo, in origine la tappa sarebbe dovuta terminare così ma gli organizzatori prima dello start ci hanno comunicato che ci sarebbe stato un prolungamento per farci transitare su un ponticello in legno.
Ripercorriamo quindi la forestale già affrontata in partenza in falsopiano a salire, si oltrapassa il bivio che all'andata ci ha fatto imboccare il ripido sentiero in salita e poco dopo svoltiamo a sinistra per una discesina scoscesa che ci porta a sto benedetto ponticello :-D, risalita su prato e poi volata finale su asfalto fino al gonfiabile rosso dell'arrivo.
Che dire, una tappa per me difficile, non ho iniziato questa VdFR con le migliori sensazioni a cui si è sommato una parte del percorso di difficile interpretazione.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della prima tappa sul sito pegamedia qui e il video qui.

Lunedì 29 giugno, 2a tappa: Soraga - 12,6 km.
Il secondo giorno di gara ci porta a Soraga, paese da sempre toccato dal giro a tappe. La tappa si presenta lunga, oltre dodici chilometri, e almeno sulla carta corribile; ma come a volte accade le altimetrie presentate non rispecchiano le vere difficoltà che andremo a trovare lungo il percorso.
Si parte dal laghetto e dopo un breve tratto su ciclabile inizia un continuo saliscendi prima su forestale e poi su asfalto, che ci porta nella frazione di Someda sopra Moena.
Io sto abbastanza bene, corro facile e col giusto impegno. Si passa a fianco del fortino della prima guerra mondiale per poi raggiungere la stazione di valle dell'impianto di risalita dell'alpe Lusia. Qui per un breve ma ripido tratto si corre sulla pista da sci per poi svoltare a destra  e lanciarci in discesa verso Moena.
La discesa è lunga, su forestale, la pendenza in alcuni tratti è tale che sembra che dal un momento all'atro si scivoli giù su ghiaietto. Raggiunta Moena inizia la parte più dura della giornata, una salita di un chilometro con una pendenza media del 20%. Faccio un pò fatica ad abituarmi al cambio ritmo da veloce discesa a ripida salita, a passi corti affronto il primo muretto su prato, salendo su bene tanto da avvicinarmi ad alcuni atleti che si erano avvantaggiati in discesa. Superato il ristoro il fondo cambia e diventa una rampa cementata di quasi mezzo chilometro.
Sento che sto per andare fuori giri, sono obbligato a cedere al passo veloce, mani sulle ginocchia, testa bassa e pedalare. Mi raggiunge e affianca Matteo, insieme a lui affronto l'ultima parte di salita prima che una discesa anche qui un pò tecnica per le mie qualità lo fa scomparire dalla mia vista.
Ripassiamo da Soraga Alta e da qui, finalmente su un fondo migliore, mi lancio in discesa verso la ciclabile che mi porterà al traguardo.
Anche in questa tappa non ho provato delle belle sensazioni, ho corso benino la prima parte per poi trovare lungo nella seconda.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della seconda tappa sul sito pegasomedia qui e il video qui.

Martedì 30 giugno, 3a tappa: Fontanazzo - 11,1 km.
la zona di ritrovo per la terza tappa è il parco giochi di Fontazzo, una bella spianata verde bagnata dal torrente Avisio. La giornata è stupenda, tersa e con una temperatura quasi calda.
La prima parte di gara si corre veloce lungo la strada forestale in falsopiano a scendere che ci porta prima a Campestrin e poi fino a Mazzin. Da qui inizia una lunga salita di tre chilometri con una pendenza media del 10% circa in direzione della val Udai. Ma invece di risalire la valle svoltiamo sulla sinistra in direzione del paese di Monzon.
Io corro bene, sono efficiente in salita e ho conferma di ciò dalle posizioni delle solite facce. Quasi alla fine della salita mi raggiunge il forte veterano piemontese Faranda, con lui scollino e affronto un breve tratto vallonato. Alla fine di questo munta-e-cala una svolta a sinistra ci immette nella discesa che ci riporterà a fondovalle; sono due chilometri molto ripidi su una strada di ciotolato cementato, difficili sia per l'accentuata pendenza che per il fondo irregolare. Cerco di osare, culo basso, spalle avanti e passi corti e veloci e con questo accorgimento riesco a non perdere troppo terreno nei confronti dei miei diretti avversari che invece scappano via più agili e rapidi.
Ritornati sul pianoro di Mazzin un sentiero che costeggia il torrente Avisio ci riporta a Campestrin e da qui, sulla forestale percorsa in partenza raggiungo il traguardo: riesco a correre bene e in buon efficienza, le gambe sono stanche dalla lunga discesa ma ancora reattive: oggi molto meglio quindi, la condizione sembra essere tornata buona considerando le tappe e le difficoltà già affrontate.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della terza tappa sul sito pegasomedia qui e il video qui.

Giovedì 2 luglio, 4a tappa: Alba di Canazei - 13,3 km.
Dopo la meritata giornata di riposo l'appuntamento per la quarta tappa è ad Alba di Canazei, nei pressi dell'impianto di risalita del Ciampac.
Il ricordo vola immediato al 2008, quando proprio da qui ci fu la partenza del tappone che concluse la mia prima esperienza del giro a tappe, allora Traslaval.
Ma c'è poco da pensare, alle 9:30 puntuali si parte e io che oggi sto bene voglio provare a forzare. La prima parte favorita dal falsopiano è velocissima, su asfalto in direzione Canazei. Le gambe girano bene sul facile ma rispondono anche bene nell'affrontare la salita, oggi non durissima e ben corribile.
Si alterna la strada larga forestale al particolare sentiero dei troi di ladins che presenta lungo il suo corso dei punti con suggestivi scalini in legno. Si attraversa la sassosa pista di sci Ciampac per poi riprendere il sentiero e sbucare sulla forestale quasi in piano che percorre la bella val Contrin in direzione dell'omonimo rifugio. Qui è posto il giro di boa e nel ritornare, per circa tre chilometri gli atleti si incrociano in un va-e-vieni molto bello!
Io sono già da diversi chilometri in compagnia dell'amico Aldo Deambrogio e di Faranda, ci aiutiamo a vicenda ma procediamo senza risparmiaci; in un paio di punti provo a forzare e a lasciarmi sietro i due, ma senza risultato.
Gli ultimi tre chilometri sono in discesa, bella, facile e divertente. Aldo si avvantaggia di qualche secondo, io e Faranda seguiamo e arriviamo insieme, mano nella mano sotto il gonfiale rosso.
In questa quarta tappa mi sono divertito veramente tanto: un percorso vario, bello, impegnativo ma corribile. E finalmente sensazioni positive che fanno ben sperare anche per il tappone di domani.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della quarta tappa qui e il video qui.

Venerdì 3 luglio, 5a tappa: Vigo di Fassa>Ciampedie - 12,6 km.
L'ultima fatica che conclude il giro è come di consueto il tappone, una gara solitamente di tutta salita con arrivo in quota. Per questa edizione gli organizzatori l'hanno voluto rendere meno duro, anzichè i soliti mille metri di dislivello positivo quest'anno dovremo arrampicarci per soli seicento.
So già quello che mi aspetta avendolo provato nei giorni precedenti con Sarah e Stefano Benatti, a mio parere non è difficilissimo  ma è anche vero che non bisogna mai abbassare la guardia: una piccola crisi o difficoltà in salita fa danni molto seri.
Alla partenza a Vigo si respira un'aria diversa: un pò come gli ultimi giorni di scuola, sai che è finita ma c'è ancora l'esame da superare. I top si studiano per l'attacco finale alla classifica mentre io sono veramente tranquillo, quest'anno sono fuori dalla classifica di categoria e in generale navigo intorno alla quindicesima posizione, fatto che conferma la bella qualità che c'è davanti.
Si parte un pò tutti tranquilli, dopo un primo strappetto in Vigo si prende un nervoso sentiero a mezzacosta immerso nel bosco. Corro facile senza forzare: mi obbligo ad andare piano. Qualcuno dei ragazzi con cui di solito ho condiviso parte delle tappe scalpita da dietro, li lascio passare nei punti larghi e continuo col mio ritmo.
Poco prima dello scoccare del terzo chilometro inizia la salita, dura con strappi intorno al 20% di pendenza alternati a tratti più morbidi. Prendo il mio passo, passetti cortissimi e rapidi, e in poco tempo recupero già un paio di posizioni. Dopo la prima dura rampa su ciotoli cementati ecco una faccia amica, Stefano che sorpresa! Una foto e un consiglio bisbigliato all'orecchio "da qui vai su regolare Frank". Non riesco a rispondergli, la respirazione è già impegnatissima, un cenno di saluto con la mano e uno sguardo di ringraziamento e continuo la mia fatica.
Salgo su bene, ho sotto controllo la situazione e inizio a divertirmi come sempre quando becchi la giornata giusta. Oltrepasso i camminatori che sono già sul percorso essendo partiti mezz'ora prima di noi, il loro tifo aiuta e fa sentire un pò meno soli. Aggancio un altro atleta e poi Matteo che si era avvantaggiato nel primo tratto in piano. Due parole di incoraggiamento e ognuno col suo ritmo. Stiamo correndo sulla pista da sci Vajolet mi sposto a fianco sull'erba e ciò mi offre un migliore grip a ogni appoggio.
Nel mentre è da qualche minuto che noto l'amico Aldo è in difficoltà e poco alla volta il gap che ci divide si riduce, infine lo raggiungo, anche con lui due parole e gli dico come si sviluppa la restante parte di altimetria.
Si svolta a destra, di fronte a noi i meravigliosi dirupi del Larsec. Dopo quattro chilometri di sola salita raggiungo il pian Pecei, la pendenza si riduce di molto e imbocchiamo un sentiero forestale vallonato che ci porta al rifugio Gardeccia in mezzo allo stupendo gruppo del Catinaccio. Mi raggiunge Faranda, gli chiedo come sta e mi confessa che è al limite.
Passati a fianco del rifugio Gardeccia la tappa è pressochè finita, mancano sì due chilometri abbondanti ma sono un facile sentiero che in men che non si dica ci farà raggiungere la balconata del Ciampedie.
Sto ancora bene, le gambe sono stanche ma riesco ancora a fare un buon ritmo. Faranda è incollato dietro di me ma al cartello che indica l'ultimo chilometro lancio una volata lunghissima che mi permette di guadagnare un buon margine.
Voglio finire forte questo tappone, per la prima volta in sette anni riesco a correrlo tutto dal primo all'ultimo metro.
Il pubblico aumenta, si sente la voce dell'amico Andrea Basoli speaker ufficiale di quest'anno, ultima svolta, gli occhi umidi, la rampa finale ed ecco il gonfiale rosso e la mia meritata medaglia. Anche per quest'anno è andata!
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della quinta tappa qui e il video qui.

Concludo questa diciassettesima edizione del giro in quindicesima posizione assoluta, in campo assoluto Ana Nanu vince per la sua sesta volta la manifestazione mentre l'amico Massimo Galliano, dopo un poker di quattro vittorie consecutive, lascia lo scettro al giovane e forte Vincenzo Milesi.
Quest'anno il giro ha avuto il record di partecipanti, in alcune tappe infatti tra runner e camminatori si è superata la quota dei cinquecento concorrenti, un bel risultato che fa onore ai validi organizzatori.
Infine il nostro gruppo "A sarà düra... Ma Arivùma!" benchè a ranghi ridotti riesce ad affermarsi per il terzo anno consecutivo tra i team, un meritato "bravi!" quindi va a Sarah L'Epee, Marco Barp, Enrico Demateis e agli esordienti Jonathan L'Epee, Andrea "Ingpeo" Pelusio, Enrico Mangia e Guido Chiara. E perchè no, un bravo anche a me! Un grazie doveroso anche a Monica, solerte fotografa e ottima cuoca. Un saluto infine a tutti gli amici di RunningForum.it presenti!
Per chi c'è stato e per chi no, un arrivederci e un invito per il 2016!

Le classifiche finali sul sito della gara qui;
le foto di Monica sulla sua pagina feisbuc qui
altre foto su reggiocorre.it qui, qui, qui, qui e qui.