mercoledì 30 dicembre 2015

INVERNALISSIMA 2015

Qualche giorno prima delle festività natalizie ci regaliamo con Sarah un weekend lungo in Umbria per poter correre una famosa mezza maratona del centro italia organizzata a Bastia Umbra per la trentottesima volta. E' l'Invernalissima, una classica gara di fine anno che tocca il famoso territorio di Assisi.

Arriviamo a Bastia Umbra sabato nel pomeriggio, ritiriamo i pettorali e via per una veloce sgambata per smaltire le oltre cinque ore di viaggio. La giornata è ancora bella, fresca ma serena.
Il mattino della gara invece un ben altro meteo ci aspetta alla sveglia, tutta la zona è infatti sommersa da una spessa nebbia; che dire, mi sento a casa!
Mi piace quando partecipo alle gare fuori dal solito contesto locale o comunque in zone già viste, qui per me è tutto nuovo, posti, luoghi facce e parlate. La zona di partenza è nei pressi del centro fiere che coi suoi ampi spazi coperti offre una comoda logistica al popolo dei runner presenti.
Dopo un buon riscaldamento mi porto con qualche minuto di anticipo nell'unica griglia presente, è già affollata ma chiedendo spazio riesco ad arrivare a circa un metro dal tappeto dei chip. Alle 9:50 lo sparo ci proietta tutti in avanti, le prime decine di metri sono un pò ingolfate ma riesco subito a prendere posizione sul marciapiede alla mia destra e a risalire velocemente il gruppo assestandomi a una velocità a me comoda.
Un altro aspetto di quando si gareggia in trasferta è che non sai bene regolarti rispetto ai tuoi soliti avversari non conoscendo gli altri atleti, e la corsa diventa ancora di più istintiva.
I primi chilometri si snodano nella cittadina di Bastia Umbra, c'è un gruppetto davanti a me con una ragazza accompagnata da un altro atleta e da un ragazzo in bici, dovrebbe essere la prima e Sarah me l'aveva descritta come una valida "o ma è forte eh,... ti arriva anche davanti", sarà, ma io sto bene e appena mi aggancio a loro sento che il ritmo è un pelo inferiore alla mia condizione, potrei farmi portare per qualche chilometro ma decido di fare la mia gara e poco alla volta mi avvantaggio.
Lasciamo Bastia ed entriamo un Santa Maria degli Angeli, la nebbia sembra essere ancora più spessa, l'umidità scende a secchiate e la respirazione ne risente leggermente. Mi raggiungono due ragazzi, il più giovane prosegue mentre il secondo, di una squadra di Senigallia, rimane con me. Passata la basilica di Santa Maria dobbiamo affrontare il sottopasso ferroviaro e qui nella curva in discesa perdo l'aderenza delle scapre sull'asfalto umido scivolando ma rimanendo in equilibrio, mi scuso col mio compagno di corsa perchè gli ho praticamente tagliato la strada ma mi tranquillizza dicendomi che anche lui oggi sta correndo sul sapone,... bene penso io, e sì che le mie scarpe sono nuove. Nuove ma pessime sul bagnato.
Proseguiamo insieme su un lungo rettilineo immerso nella nebbia, qualche parola ogni tanto e arriviamo al cartello di metà gara. Siamo in mezzo alla campagna e a sensazione alla mia destra ci dovrebbe essere la collina di Assisi col caratteristico profilo della Basilica di san Francesco ma ahimè la vista è limitata a un centinaio di metri al massimo.
L'altimetria pubblicata sul sito della gara mostrava un andamento in falsopiano a salire fino all'incirca al quindicesimo chilometro e infatti in alcuni momenti la pendenza sfavorevole si sente di più, e anche a sensazione, come poi riscontrerò nei lap presi ogni 5 km, questo tratto tra il decimo e il quindicesimo lo patisco maggiormente.
Oltrepassato il cartello del quindicesimo chilometro dopo una leggera svolta a sinistra la musica cambia! "si scende" dico al mio compagno e rinvigorito dalla pendenza favorevole mi metto davanti a dettar il ritmo. Sto bene, e inizio a sentire il profumo del traguardo.
Non so a quanto sto correndo ma le sensazioni sono ancora molto buone. Questo ultimo step di gara trascorre molto velocemente, ci ritroviamo sulla via di andata e da qui fino all'arrivo conosco la strada che faremo.
Il ragazzo non riesce a darmi il cambio ma non importa, "chi ne ha va" gli avevo detto poco prima, e vado io.
A un chilometro dal traguardo si entra nella zona industriale, faccio la mia solita volata lunga contro un immaginario avversario e giungo sul tappeto rosso del rettilineo d'arrivo, il cronometro ha appena scandito l'ora e sedici, ancora qualche metro e dopo 1:16'09'' termino la mia gara in ventesima posizione assoluta.

Un tempo discreto ma che mi soddisfa, come ho detto le sensazioni anche oggi provate in gara sono state molto buone, inoltre la manifestazione è stata organizzata molto bene e i 1900 iscritti ne dà il giusto riscontro. 

venerdì 18 dicembre 2015

UN PO DI CORSA 2015

Anche quest'anno ho partecipato alla gara di Natale organizzata dalla mia società in concomitanza alla camminata benefica promossa dalla onlus Forma a favore dell'ospedale Regina Margherita di Torino.

Due le distanze previste, la mezza con un rinnovato percorso a giro unico che abbraccia il fiume Po attraverso i viali del parco del Valentino e la dieci chilometri su un tracciato che percorreva gli stessi viali ma ovviamente in maniera ridotta. Io ho gareggiato su quest'ultima distanza, dopo la maratonina di Trino e la mezza maratona di domenica prossima a Bastia Umbra non potevo correre ancora ventun chilometri in gara e inoltre ero curioso di paragonare la condizione di adesso rispetto all'anno scorso quando vinsi questa stessa gara.
Il ritrovo è presso il Palavela che funge da polo logistico mentre la partenza, alle dieci in punto avviene sul corso Unità d'Italia. Le due gare partono in contemporanea e da subito sono alcuni atleti della più lunga a menare le danze. Io sto abbastanza bene e mi accodo a loro in compagnia di un altro paio di atleti, questa volta della dieci chilometri a vedere dal colore dei pettorali differente.
Dal corso si entra dentro il parco e qui si corre tutti insieme fino dopo il castello della facoltà di architettura dove è posizionato il bivio che divide i due percorsi di gara.
Svolto a destra e mi ritrovo davanti in testa con il mio diretto avversario a inseguire pochi metri dietro; non mi volto ma lo sento bene, aspetto qualche istante per vedere se ritorna sotto ma così non avviene.
Attraverso il ponte di corso Vittorio Emanuele passiamo sull'altra sponda del fiume Po, conosco bene tutto il tracciato allenandomi da sempre su questi viottoli e decido di proseguire con la mia azione. La gara ha pochi sussulti, il vantaggio aumenta in modo graduale fino a una ripida salitella che dalla ciclabile a filo del fiume ci porta sul ponte Balbis: grazie agli allenamenti in salita l'affronto bene senza esitazioni guadagnando ancora qualcosa.
Si ripassa al di là del fiume, discesa e svolta a gomito per affrontare gli ultimi due chilometri in direzione del traguardo posto di fronte al palavela.
Vinco così per il secondo anno questa gara, con un ritmo molto simile a quello dell'anno scorso (il percorso è cambiato e quindi non paragonabile) e con buone sensazioni generali.
La mia gara su Strava qui.

 
(foto di Ernesto Somadaj per Podoandando)

domenica 6 dicembre 2015

MARATONINA TERRE D'ACQUA TRINO 2015

E quel titolo che non ti aspetti,...

La mia stagione autunnale sta proseguendo finalmente in maniera abbastanza decorosa, con una rinnovata voglia di allenarmi con più metodo grazie anche al fatto che sto mettendo a posto i problemi posturali con l'aiuto della clinica osteopatica Asomi di Torino. Le sensazioni stanno tornando ad essere quelle giuste, sia in allenamento e sia come vedremo, in gara.
Ci eravamo lasciati qui sul blog con la mia gara all'ecomaratona del barberesco di Alba, a cui è seguita una settimana di ferie con Sarah tra Bassano del Grappa, l'amata val di Fassa (tanto per cambiare dirà qualcuno) dove un meteo eccezionale ci ha permesso di fare diverse escursioni e infine Riva del Garda per correre la Half Marathon Garda Trentino, disputata più per allenamento insieme ad Andrea in quanto fisicamente stanco dalle camminate in montagna.
Tornati a Torino mi sono rimesso sotto con gli allenamenti, senza strafare ma cercando un aumento graduale della quantità e qualità, curando anche quella che si chiama costruzione, molto importante in questo periodo dell'anno, con le salite lunghe sulla collina di Torino.
Domenica 29 novembre ho così gareggiato a Trino Vercellese, dove oltre alla classica maratonina si è anche svolta la gara sulla distanza della maratona.
La mattina è fredda, invernale. Durante il viaggio di avvicinamento a Trino un sole infuocato albeggia sui campi brinati, in questa zona c'è la vecchia centrale nucleare e in testa si affaccia immediatamente una melodia preogressiva vecchia di anni fa,... nuclear sun. Mentre la mente canticchia a Trino stanno per partire i maratoneti, solito incontro con tanti amici e dopo le varie formalità e ritualità alle dieci è il nostro turno.
La temperatura non si è alzata di molto, siamo un paio di gradi sopra lo zero ma ho effettuato un buon riscaldamento e sto bene. Allo sparo le gambe girano subito rotonde, non ho idea di quale ritmo possa tenere e cerco di prendere una velocità agevole. Incontro l'atleta della Dragonero che mi aveva battuto ad Alba a inizio mese e scambiamo due parole facendoci compagnia da qui e per buona parte di gara. Usciti dalla cittadina si affronta un cavalcavia, poche centinaia di metri prima mi aveva sorpassato l'amico Giancarlo guadagnando poi un piccolissimo margine, in salita mi sento molto efficace o quantomeno di più del gruppetto di cui faccio parte e senza impegnarmi più di tanto vado a ricucire il gap con Giancarlo, portandomi dietro a rimorchio il drago e un ragazzo del forhans.
Siamo in quattro e insieme corriamo per quasi tutto il percorso che è sempre il solito, a volte monotono nel suo va-e-vieni, in mezzo ai campi di riso. Prendo i parziali senza guardarli ogni cinque chilometri, a Costanzana c'è il giro di boa che ci ributta sul strada affrontata all'andata incrociando gli atleti della seconda metà del colorato serpentone. Qualche voce di incitamento da parte degli amici fa sempre piacere!
Io sto ancora bene, mi sento efficace e dopo un piccolo calo passato il dodicesimo chilometro in cui sfrutto la scia dei miei compagni per rifiatare un attimo riprendo le forze e coraggio. Si ripassa dalla frazione di Robella e sui suoi falsopiani mi sento ancora bene, siamo rimasti in tre, l'amico drago si è attardato e ci stiamo avvicinando all'ultimo chilometro.
Che fare in questi casi? Beh specialità della casa,... volata lunga! Al cartello del ventesimo faccio segno a Giancarlo che io parto: chi ne ha, và! Do un colpo piuttosto secco, sento per qualche decina di metri i due compagni immediatamente dietro di me poi poco alla volta i passi e gli affanni si allontanano mentre io proseguo nella mia azione.
Si rientra in Trino, ultimo lungo rettilineo che fino all'ultimo non fa scorgere il gonfiabile dell'arrivo. Il pubblico, il cartello del ventunesimo, lo speaker,... taglio il traguardo in tredicesima posizione in 1:15'50'', non un tempone ma in linea con gli allenamenti fatti, e soprattutto molto buone le sensazioni che mi hanno permesso di correre sempre bello in spinta e grande regolarità sui lap ogni 5 km: 18'06''-17'56''-18'08''-18'05''-3'35''.

Ah, dimenticavo.
Le gare di Trino valevano per il titolo regionale di categoria sulla distanza della maratonina e della maratona e proprio qualche giorno prima pensavo in allenamento che sarebbe stato bello vincerne uno nella gara che più amo, ma ahimè spesso lì davanti ci sono cavalli che corrono ben più rapidi di me.
Bene, domenica sono stato io il cavallo più veloce.

domenica 15 novembre 2015

6a ECOMARATONA DEL BARBARESCO 2015

Oramai è per me un appuntamento immancabile questa manifestazione sulla doppia distanza dei 21 e 42 km con connotazione eco che si corre il primo weekend di novembre su e giù per i bric delle langhe albesi.

Questo inizio di autunno ci ha regalato un clima mite, a momenti quasi primaverile e anche il primo novembre, giorno della gara, una giornata tersa e tiepida accoglie i mille partecipanti presenti ad Alba. Finalmente l'organizzazione sta riscuotendo il successo meritato tanto che le iscrizioni sono state chiuse anzitempo per il raggiungimento della quota massima ammissibile.
Il percorso è il solito e lo conosco a memoria: sono tre le salite più importanti miste a un continuo saliscendi tra le vigne accese dai colori autunnali tra Alba e Barbaresco. Io non ho un'idea chiara sullo mio stato di forma; l'ultimo periodo di allenamenti è stato piuttosto scarso con ben poca qualità per alcuni problemi fisici e la condizione ne ha per forza di cose risentito, ma la fiducia e la voglia di fare bene ci sono sempre e con questa convinzione parto per affrontare questi 21 chilometri a me molto cari.
Dopo le prime battute in piano in cui tengo la testa della gara è un atleta a me sconosciuto di Genova che mena le danze imprimendo un buon ritmo, provo a stargli dietro studiando le sue difficoltà nelle viscide discese ma quando mettiamo i piedi sull'asfalto nella lunga salita verso Barbaresco poco alla volta guadagna terreno portandosi a ruota un altro concorrente lasciandomi in compagnia di altri due atleti, entrambi della Dragonero.
Dopo il passaggio a Barberesco, più o meno a metà gara, inizio però ad accusare una precoce stanchezza, cerco di metterci una pezza in ogni modo senza però ottenere il risultato sperato. Perdo contatto dai due compagni d'avventura, siamo circa al quindicesimo chilometro e c'è ancora da affrontare l'ultima ripida salita della collina di Altavilla. Oltre alle gambe perdo un pò di concentrazione, inutile negarlo, la carica agonistica è scemata del tutto e l'unico pensiero che mi rimane è quello di arrivare al traguardo.
Corro svogliatamente i tre chilometri finali in discesa, con un ultimo piccolo guizzo d'orgoglio a tenere lontano l'atleta che mi seguiva e che si stava pericolosamente avvicinando.
Concludo così la mia quinta partecipazione in quinta posizione con un tempo di ben 3'30'' superiore all'anno scorso che rispecchia le opache sensazioni provate in gara.

Che dire per concludere, innanzittutto vanno rinnovati i complimenti allo staff organizzativo capitanati dall'amico Massimo Casagrande che ha tirato su un'altra bella edizione di questa gara, conosciuta sia per il paesaggio da cartolina attraversato ma anche e probabilmente soprattutto per il pranzo finale incluso nel costo d'iscrizione oltre che per tutti gli altri aspetti, pacco gara e medaglia da finischer che ne fanno davvero un appuntamento da non farsi sfuggire. E' vero, un paio di sbavature ci sono state e creato qualche mormorio, prontamente segnalate sono sicuro che saranno ben superate.
E infine il piacere di correre con l'amico Pitt in trasferta enogastronomica qualche giorno in langa.

Sulla pagina dell'evento le foto e le classifiche.


sabato 17 ottobre 2015

ARRANCABIRRA 2015

"Non ho corso per la gloria ma sempre e solo per le bionde",...

Alle dieci e dieci del dieci ottobre parte la decima edizione dell'unica e originale gara gogliordica che miscela anno dopo anno sempre in maniera diversa ed entusiasmante una gara trail a una festa con comuni denominatori la birra e soprattutto tanto divertimento.
E' la quinta volta che sono a Courmayeour per parteciparvi, quest'anno non arrivo in zona la sera prima ma mi organizzo con Alain e Guido per una toccata (bevute) e fuga in giornata.

Sabato mattina la giornata è bella, cielo terso ma qua e là coperto da nuvole bianchissime.
Arriviamo sul presto, pettorali, caffè, saluti e abbracci con i tanti altri amici anche oggi presenti e via! Sù per i sentieri che ci porteranno fino al GPM della Tete de la Tronche a quota 2540 mt.
La formula è la solita con le sei le drink area per ristorarsi, se si vuole, con una lattina di moretti. Oggi non si gareggia, ovviamente, ma ci si diverte solo.
Percorro i primi chilometri con Alain, gran esperto di montagna e di trail. Al secondo ristoro lo lascio andare, le sue fibre muscolari hanno il dna degli stambecchi al contrario delle mie e rapidamente si allontana, mi darà quasi un'ora all'arrivo!
Salgo e scendo per i sentieri mai da solo ma sempre in compagnia di qualche altro partecipante, si ride e si scherza e anche un percorso come questo, che coi sui 19 km e 1450 mt di D+ non è cosa da poco, passa velocemente.
Dopo poco più di tre ore mi ritrovo a Courmayeour in zona arrivo, ultima birra, chippata finale, ritiro della maglietta e via per la festaccia sotto il tendone che andrà avanti fino a sera inoltrata.
Sempre una gran bella festa all'arrancabirra,... per chi vuole l'appuntamento 2016 sarà l'8 ottobre.

giovedì 17 settembre 2015

13a MARCIALONGA RUNNING 2015


E si ritorna in trentino!
Due mesi dopo l'imperdibile appuntamento annuale con la ValdiFassa Running rieccomi nella vallata dolomitica per prendere parte alla tredicesima edizione della Marcialonga Running, gara che su parte del tracciato della sorella maggiore di sci di fondo unisce idealmente la val di Fassa alla val di Fiemme.

Sabato pomeriggio arrivo in zona con Sarah, ospiti di un amico non perdiamo tempo per concederci, dopo avere ritirato i pettorali a Moena, una sgambata pre gara sulla ciclabile di Pozza di Fassa. La giornata è invernale, temperatura fredda e una leggera pioggia che in quota imbianca le punte delle montagne.
Domenica mattina la situazione meteo è per fortuna l'esatto opposto, con un bel cielo terso e una temperatura frizzante ma asciutta. A Moena bisogna decidersi come partire, fa freddo ma appena spunta il sole si sente tutto il suo tepore. Decido per la canotta, scelta che si rivelerà azzeccata.
Grazie ai risultati conseguiti negli anni precedenti, come da regolamento mi viene assegnato un numero di pettorale che mi consente di partire nella prima griglia, solo 50 posti condivisi tra l'altro con i vari top runner invitati dall'organizzazione; ciò mi permette di prolungare il riscaldamento fino a pochi istanti prima della partenza e partire così bello caldo.
Come sto? Mah, chi mi segue su strava avrà potuto notare che sto passando un periodo di grande down, un pò dovuto al fatto che a luglio e agosto complice il clima equatoriale di Torino ho corso pochissimo e un pò dovuto anche alle ultime due settimane a filo dei cento chilometri come carico. Se poi aggiungiamo dei continui e indefinibili fastidi articolari a livello delle caviglie e dei tibiali posteriori ecco che completo il quadro del mio status.
E sono proprio questi doloretti che, ahimè, mi accompagneranno per i primi 22 chilometri ovvero tutta la prima parte del percorso in discesa. Conscio di questa condizione non al top alla partenza mi avvio con moderata cautela, mi faccio sfilare da una quarantina di concorrenti e cerco un ritmo di corsa consono a concludere la gara, evitando di eccedere nella facilità di corsa che permette la discesa. Dopo neanche due chilometri mi sento letteralmente abbracciare da lato, ma chi catz è penso,... è Matteo! Valido avversario e nuova amicizia che si è creata due mesi fa sui sentieri della VdFR. Ci scambiamo qualche parola, e continuiamo insieme queste prime battute di gara. Sono contento, avere una persona così vicino può essere un grande aiuto, due parole quà e là aiutano a distrarsi e a non pensare troppo.
La gara prosegue, dalla val di Fassa si entra in Predazzo e quindi in val di Fiemme, il passaggio in centro, la chiesa della mia cresima, più avanti il ristoro, la scuola alpina che mia ospitato per dieci mesi,... tutto visto e rivisto ma le mozioni a correre qui sono sempre tante. Uscendo da Predazzo si continua in mezzo ai campi in direzione di Ziano di Fiemme. Qui è un tratto di percorso che a volte soffro, la pendenza seppur ancora favorevole si appiattisce parecchio e bisogna pedalare.
Raggiungo il gruppetto che fa da ali alla terza donna in gara oggi, la maratoneta Laura Giordano vincitrice della Treviso Marathon di marzo e senza forzare mi porto avanti in direzione Panchià. Sto discretamente bene a livello organico tanto che ne avrei per aumentare un filo il ritmo ma come detto soffro a livello articolare nella caviglie cosa che a volte mi provoca delle piccole fitte. Cerco di rimediare facendo delle leggere intraruotazioni nella fase di volo del piede e trovo così del sollievo, ma intorno al 20 chilometro il fastidio si accentua di molto tanto che mi balena per la testa di fermarmi e fare qualche metro al passo.
Ma non lo faccio, stringo i denti sapendo che manca poco al passaggio col rilevamento chip della mezza maratona e poi ancora un chilometro prima di arrivare ai piedi della salita. Mi ripassa Matteo, ancora due parole e in men che non si dica ecco il gonfiabile dei 21,1 km. Butto per la prima volta un occhio al Garmin, sono a 1:17' abbondante, non malaccio nonostante tutto, posso ancora tentare di stare sotto l'ora e trentasei minuti che era il mio obiettivo odierno prima della partenza.
Il gruppetto nel mentre mi ha riassorbito e tutti insieme siamo in prossimità del sottopassaggio pedonale che ci farà bypassare la strada statale. Mi tengo in ultima posizione, zig-zag sottoterra e poi fuori a destra, la salita!
Aspettavo questo momento perchè avevo notato nei brevi tratti in contropendenza che ero molto efficace e cosa fondamentale che appoggiavo i piedi in modo tale da sentire fastidi vari. E infatti le sensazioni erano giuste, appena la strada si inerpica non rallento ma anzi aumento il ritmo. Tempo neanche un centinaio di metri e mi ritrovo davanti, solo un giovane atleta del posto, che poi ho scoperto essere un ex nazionale di combinata nordica mi tallona.
Salgo su bene, sto bene e colgo l'occasione per dar fondo a tutte le mie energie. Dall'asfalto passiamo sullo sterrato e da qui il caratteristico attraversamento sotto la galleria della vecchia ferrovia di fiemme. C'è Stefano Benatti come sempre pronto a scattare a tutti le foto e a dare una parola di incoraggiamento.
Arrivo in Cavalese, quest'anno la zona di arrivo è cambiata infatti anzichè svoltare a sinistra ad un incrocio si va verso destra, un'ultima leggera salita e finalmente il rettilineo d'arrivo. Davanti a me un atleta visibilmente stanco procede lentamente, ma rinuncio, senza offesa, a una volata tra poveri per godermi queste ultimi metri di gara tra due ali di pubblico festante.

Concludo questa mia quinta Marcialonga Running in trentunesima posizione con 1:36'38' per i 25,7 chilometri dichiarati dall'organizzazione, difficile fare quindi un confronto preciso con la prestazione dell'anno passato, ma date le premesse non posso che ritenermi soddisfatto e già pronto per l'iscrizione 2016!
Qui la mia corsa su strava e qui le classifiche ufficiali.

Le mie passate partecipazioni:
la mia gara nel 2014 qui,
la mia gara nel 2013 qui,
la mia gara nel 2012 qui,
la mia gara nel 2008 qui.

 
 

sabato 18 luglio 2015

MAPEI DAY 2015

Ovvero la Bormio Stelvio, una delle salite più belle e famose nel mondo del ciclismo; i freddi dati statistici ci indicano 1533 i metri di dislivello sui 40 tornanti e i 21,5 chilometri che dai 1225 metri di Bormio porta fino alla cima del Passo dello Stelvio, posto a quota 2758 metri slm.
Il Mapei Day, organizzato dalla locale U.S. Bormiese  è una gara di sola salita aperta sia ai podisti sulla distanza della mezza maratona che ai ciclisti, impegnati sullo stesso percorso.

Dopo una settimana trascorsa in una pessima Torino dal clima afoso venerdì sera arriviamo con Sarah al passo dello Stelvio dove abbiamo preso l'albergo, la giornata è bella, calda così come quella sucessiva del sabato che trascorriamo a fare i turisti nei paraggi non prima di aver corso un facile pre-gara di sei chilometri, tre a scendere e tre a risalire al passo, per provare la gamba ma soprattuto al difficoltà di correre in salita e in quota.

Domenica mattina la giornata è stupenda, cielo terso e sole pieno, tanto che a Bormio alle 8:30 fa già caldo. Un breve riscaldamento con l'amico di runningforum forum Stepo e alle 8:50 partiamo.
Sarah è oramai una veterana correndo qui per la quinta volta e i suoi consigli sulla tattica di gara saranno preziosissimi, aver poi fatto il percorso una paio di volte in macchina per raggiungere l'albergo e due giorni di permanenza in quota saranno per me un piccolo aiuto aggiuntivo. Anche la raccomandazione della forte Ana Nanu, vincitrice dell'ultima valdifassa running si riveleranno utili per capire la difficoltà di cosa mi aspetterà su per quel serpente di asfalto: fino al decimo chilometro devi arrivare facile il suo monito.
Faccio tesoro di tutto e con un pizzico di ansia e di timore mi lancio in questa avventura.
La partenza avviene dal centro di Bormio e dopo poche centinaia di metri oltrepassiamo i tappeti dei chip posti sull'inizio ufficiale della salita, di fronte alle terme di Bormio.
Io parto tranquillo, mi ritrovo in un gruppetto all'incirca in ventesima posizione insieme all'amico della settimese Fabrizio Beccaris. Ci si scambia qualche parola per sdrammatizzare dopo che affrontati i primi due tornanti vediamo il cartello chilometrico stradale blu con su scritto passo dello Stelvio 19,300 km.
Corro tranquillo, senza guardare il garmin, qui non serve sapere il ritmo e inoltre essendo alla prima esperienza in questa manifestazione non avrei comunque un riferimento. Questa prima parte di salita non è troppo impegnativa, è un pò una sorta di antipasto scaldagamba; qualche tornante e si arriva alle gallerie, alcune di queste ancora originali scavate a mano.
Il plotoncino con cui correvo si è intanto poco alla volta sgranato, alcuni si sono attardati mentre un paio di atleti si sono avvantaggiati. Trovo che correre insieme sia difficoltoso in questo tipo di gara, ognuno affronta ogni cambiamento di pendenza in maniera differente e si va così avanti in una sorta di continuo tira-e-molla; io dal mio canto non i lascio distrarre dagli altri ragazzi e proseguo seguendo solo le mie sensazioni.
Scambio due parole con un ragazzo che mi chiede se avevo già corso qui, anche per lui è alla prima esperienza e voleva qualche riferimento per riuscire a stare sotto le due. Amico mio gli dico, qui l'unico riferimento è arrivare vivi lassù! 
Sbucati fuori dall'ultima galleria il panorama mi offre un'immagine tanto bella quanto psicologicamente dura: la parete della montagna incisa dai numerosi tornanti e lassù, dove si aprirà poi la vallata, piccoli e quasi invisibili come gli indiani dei film western i ragazzi del ristoro. Saper di dovere arrivare là fa tremare le gambe.
Non siamo ancora a metà gara, mi sento però efficiente e senza forzare il passo proseguo col mio ritmo. Adesso la pendenza è più netta e noto come riesca facilmente a prendere via via qualche metro nei confronti dei miei diretti avversari. Che fare, osare o alzare il piede dal gas e andare su più piano? Non ci penso troppo, continuo così fidandomi delle mie sensazioni e affronto con buon piglio questa parte di gara; torno così sotto sorpassando prima uno e  poi un'altro atleta che mi precedevano.
Poco alla volta le figure degli indiani al ristoro diventano sempre più a grandezza uomo e finalmente li raggiungo! Due meritati bicchieri d'acqua a avanti verso la parte  più "facile" del percorso: il lungo falsopiano di pian del Grembo.
La strada continua a salire ma la pendenza è modesta, si riesce a correre con maggiore facilità ma tenendo sempre a mente che il tratto più difficile deve ancora arrivare. Passato il cartello dei -5 km all'arrivo la pendenza torna a farsi importante, da qui fino all'arrivo sarà tutta così. Alla distanza già percorsa si somma un'altra difficoltà sulle nostre spalle: la quota. Già da diversi chilometri stiamo correndo sopra i duemila metri di altitudine e l'aria rarefatta non riesce ad essere sufficiente per i muscoli assetati di ossigeno, inizio a centellinare le forze.
Al cartello dei -4 km mi passa la macchina dell'organizzione di Inizio Corsa Ciclistica e subito dietro i due cicilisti che si stanno giocando la vittoria, si allontanano velocemente mentre io, più lentamente mi avvicino sempre più ad un altro podista messo nel mirino qualche chilometro fa. Lo aggancio ai -3 km dopo aver superato il bivio per il valico svizzero. Ho già corso ieri su quest'ultimo tratto di strada è so cosa mi aspetta. Sto ancora bene, se così posso dire, e cerco di godermi queste ultime battute di gara. I metri passano lenti sotto le suole, credo di correre sui 5'30'' al chilometro e spesso alzo gli occhi verso le strutture alberghiere che si scorgono sul passo nella speranza che le veda sempre più vicino.
Al cartello dell'ultimo chilometro è oramai quasi fatta, ho ridotto il distacco dalla coppia che mi precede, la prima donna Ivana Iozzia insieme ad un altro ragazzo, il pubblico ai lati della strada inizia a farsi più numeroso e continuano a superarmi i ciclisti impegnati nella loro gara.
Manca poco, lo sforzo è stato notevole per me non abituato a questo tipo di gare e la lucidità è poca, ma me ne rimane giusto quel minimo per riconoscere l'amico Massimo presente qui a sorpresa e per sorridere ai ragazzi che mi mettono la medaglia al collo subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo!

E' fatta! Termino la mia avventura in decima posizione assoluta col tempo di 1:51'30'' e aggiungo nel mio piccolo curriculum due record, la quota più alta toccata in gara e il maggior dislivello corso sempre in gara.
Commento personale? Appena giunto all'arrivo mi ero ripromesso di non rifare questa gara, lunga da arrivarci, faticosa e con l'incognita del meteo in alta montagna; ma trascorse neanche 48 ore il pensiero era già lì,... quando torniamo sullo Stelvio?
 
Qui e qui le foto del Mapei Day 2015, qui la pagina con tutte le classifiche ufficiali e qui la mia attività su Strava.

 panoramica del versante valtellinese affrontato in gara.

 il versante altoatesino, scenograficamente stupendo visto dal passo.

 

martedì 7 luglio 2015

LA MIA VAL DI FASSA RUNNING 2015

Non potendo onorare il mio proposito di aggiornare queste pagine quotidianamente raccontando tappa per tappa la mia settima avventura al giro a tappe della val di Fassa per mancanza di tempo, ecco qui qualche giorno dopo il rientro in una torrida Torino un riassunto di questi giorni trascorsi in trentino, tra gare, amici, escursioni e soprattutto tanto divertimento.
Con Sarah arriviamo a Pozza di Fassa con qualche giorno di anticipo, mercoledì per l'esattezza e perso giusto tempo per scaricare i bagagli e fare un pò di spesa per la cena che siamo già insieme a Stefano Benatti, ex patron della Traslaval, a pestare i sentieri di quella che sarà la prima tappa in programma la domenica seguente. Il giorno dopo, giovedì, sempre Stefano ci porta a fare la ricognizione su quello che sarà il classico tappone di sola salita che come di consuto chiuderà la manifestazione.
Queste due uscite in anteprima mi saranno molto utili per sapere a cosa andrò incontro durante la gara.

Domenica 28 giugno, 1a tappa: Pozza di Fassa - 10 km.
La prima tappa di quest'anno ci porta subito alti, ai 1750 mt. della bella valle San Nicolò, una location inedita, mai toccata prima d'ora dal giro.
Alla partenza siamo in circa 500 atleti pronti ad affrontare quella che sarà a mio parere una tappa veramente dura. Si parte alle 9:30 e subito il serpentone colorato si lancia, anche piuttosto velocemente, verso la strada forestale in leggera salita. Da qui dopo neanche un chilometro ci fanno svoltare sul sentiero 640 e la situazione inizia a farsi impegnativa, incomincia infatti un tratto di dura salita lungo circa tre chilometri che dai 1800 mt. di quota ci porterà fino ai 2200 della forcella del pief.
Affronto la salita con la dovuta cautela, averla provata in settimana è sicuramente un vantaggio ma stamattina le condizioni non sono delle migliori, già in riscaldamento subivo uno strano affaticamento come se mi mancasse l'aria, è vero che siamo alti ma lo siamo tutti e sinceramente credevo che qualche giorno di acclimatamento mi sarebbero stati d'aiuto.
Salgo piano, le pendenze sono importanti, qualche ragazzo davanti a me alterna la corsa alla camminata ma io preferisco trotterellare sempre. Faccio la conoscenza di Matteo, con lui condividerò buona parte di queste prime battute di gara, lo informo di cosa ci aspetta e lui ringraziandomi mi incita a non rallentare.
Si arriva così nei pressi del grazioso laghetto del Lagusel, alzando gli occhi di fronte a me posso godere delle stupende bastionate dolomitiche che creano un anfiteatro a protezione della vallate san Nicolò e Monzoni.
Scolliniamo alla forcella del pief oltreppasando un cancelletto in legno posto a protezione dei pascoli, dalla val San Nicolò passiamo in val Monzoni, da qui inizia la parte per me più difficile: una discesa non proprio tecnica ma molto ripida su un sentierino in argilla che zigzagando tra i prati ci fa perdere velocemente quota. Io-sono-fermo! Con un eufemismo posso dire che sto scendendo a spazzaneve.
Mi sorpassano diversi atleti che si buttano giù a capofitto mentre io cerco di stare in equilibrio precario sulle mie caviglie. Per fortuna questo calvario dura poco, ma abbastanza per perdere qualche minuto dai ragazzi con cui ero su in cima. La pendenza finalmente si addolcisce e si entra in un bel munta-e-cala dentro il  bosco, molto nervoso con continui cambi di direzione e di pendenze. Faccio fatica, non sono ancora totalmente a mio agio su un fondo così accidentato. Raggiungo il pianoro delle mangiatoie per i cervi, un bicchiere di acqua al volo dal ristoro e mi lancio nella discesa, adesso bella come piace a me su strada forestale.
Il nervoso per aver perso tempo sul tecnico mi regala un pò di cattiveria agonistica, scendo giù bene stando comunque sempre attento al ghiaietto e alle canalette dello scolo dell'acqua che tagliano il terreno, un minimo errore può essere fatale anche in un frangente semplice come questo. Arrivo in corrispondenza dell'arrivo, in origine la tappa sarebbe dovuta terminare così ma gli organizzatori prima dello start ci hanno comunicato che ci sarebbe stato un prolungamento per farci transitare su un ponticello in legno.
Ripercorriamo quindi la forestale già affrontata in partenza in falsopiano a salire, si oltrapassa il bivio che all'andata ci ha fatto imboccare il ripido sentiero in salita e poco dopo svoltiamo a sinistra per una discesina scoscesa che ci porta a sto benedetto ponticello :-D, risalita su prato e poi volata finale su asfalto fino al gonfiabile rosso dell'arrivo.
Che dire, una tappa per me difficile, non ho iniziato questa VdFR con le migliori sensazioni a cui si è sommato una parte del percorso di difficile interpretazione.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della prima tappa sul sito pegamedia qui e il video qui.

Lunedì 29 giugno, 2a tappa: Soraga - 12,6 km.
Il secondo giorno di gara ci porta a Soraga, paese da sempre toccato dal giro a tappe. La tappa si presenta lunga, oltre dodici chilometri, e almeno sulla carta corribile; ma come a volte accade le altimetrie presentate non rispecchiano le vere difficoltà che andremo a trovare lungo il percorso.
Si parte dal laghetto e dopo un breve tratto su ciclabile inizia un continuo saliscendi prima su forestale e poi su asfalto, che ci porta nella frazione di Someda sopra Moena.
Io sto abbastanza bene, corro facile e col giusto impegno. Si passa a fianco del fortino della prima guerra mondiale per poi raggiungere la stazione di valle dell'impianto di risalita dell'alpe Lusia. Qui per un breve ma ripido tratto si corre sulla pista da sci per poi svoltare a destra  e lanciarci in discesa verso Moena.
La discesa è lunga, su forestale, la pendenza in alcuni tratti è tale che sembra che dal un momento all'atro si scivoli giù su ghiaietto. Raggiunta Moena inizia la parte più dura della giornata, una salita di un chilometro con una pendenza media del 20%. Faccio un pò fatica ad abituarmi al cambio ritmo da veloce discesa a ripida salita, a passi corti affronto il primo muretto su prato, salendo su bene tanto da avvicinarmi ad alcuni atleti che si erano avvantaggiati in discesa. Superato il ristoro il fondo cambia e diventa una rampa cementata di quasi mezzo chilometro.
Sento che sto per andare fuori giri, sono obbligato a cedere al passo veloce, mani sulle ginocchia, testa bassa e pedalare. Mi raggiunge e affianca Matteo, insieme a lui affronto l'ultima parte di salita prima che una discesa anche qui un pò tecnica per le mie qualità lo fa scomparire dalla mia vista.
Ripassiamo da Soraga Alta e da qui, finalmente su un fondo migliore, mi lancio in discesa verso la ciclabile che mi porterà al traguardo.
Anche in questa tappa non ho provato delle belle sensazioni, ho corso benino la prima parte per poi trovare lungo nella seconda.
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Le foto ufficiali della seconda tappa sul sito pegasomedia qui e il video qui.

Martedì 30 giugno, 3a tappa: Fontanazzo - 11,1 km.
la zona di ritrovo per la terza tappa è il parco giochi di Fontazzo, una bella spianata verde bagnata dal torrente Avisio. La giornata è stupenda, tersa e con una temperatura quasi calda.
La prima parte di gara si corre veloce lungo la strada forestale in falsopiano a scendere che ci porta prima a Campestrin e poi fino a Mazzin. Da qui inizia una lunga salita di tre chilometri con una pendenza media del 10% circa in direzione della val Udai. Ma invece di risalire la valle svoltiamo sulla sinistra in direzione del paese di Monzon.
Io corro bene, sono efficiente in salita e ho conferma di ciò dalle posizioni delle solite facce. Quasi alla fine della salita mi raggiunge il forte veterano piemontese Faranda, con lui scollino e affronto un breve tratto vallonato. Alla fine di questo munta-e-cala una svolta a sinistra ci immette nella discesa che ci riporterà a fondovalle; sono due chilometri molto ripidi su una strada di ciotolato cementato, difficili sia per l'accentuata pendenza che per il fondo irregolare. Cerco di osare, culo basso, spalle avanti e passi corti e veloci e con questo accorgimento riesco a non perdere troppo terreno nei confronti dei miei diretti avversari che invece scappano via più agili e rapidi.
Ritornati sul pianoro di Mazzin un sentiero che costeggia il torrente Avisio ci riporta a Campestrin e da qui, sulla forestale percorsa in partenza raggiungo il traguardo: riesco a correre bene e in buon efficienza, le gambe sono stanche dalla lunga discesa ma ancora reattive: oggi molto meglio quindi, la condizione sembra essere tornata buona considerando le tappe e le difficoltà già affrontate.
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Giovedì 2 luglio, 4a tappa: Alba di Canazei - 13,3 km.
Dopo la meritata giornata di riposo l'appuntamento per la quarta tappa è ad Alba di Canazei, nei pressi dell'impianto di risalita del Ciampac.
Il ricordo vola immediato al 2008, quando proprio da qui ci fu la partenza del tappone che concluse la mia prima esperienza del giro a tappe, allora Traslaval.
Ma c'è poco da pensare, alle 9:30 puntuali si parte e io che oggi sto bene voglio provare a forzare. La prima parte favorita dal falsopiano è velocissima, su asfalto in direzione Canazei. Le gambe girano bene sul facile ma rispondono anche bene nell'affrontare la salita, oggi non durissima e ben corribile.
Si alterna la strada larga forestale al particolare sentiero dei troi di ladins che presenta lungo il suo corso dei punti con suggestivi scalini in legno. Si attraversa la sassosa pista di sci Ciampac per poi riprendere il sentiero e sbucare sulla forestale quasi in piano che percorre la bella val Contrin in direzione dell'omonimo rifugio. Qui è posto il giro di boa e nel ritornare, per circa tre chilometri gli atleti si incrociano in un va-e-vieni molto bello!
Io sono già da diversi chilometri in compagnia dell'amico Aldo Deambrogio e di Faranda, ci aiutiamo a vicenda ma procediamo senza risparmiaci; in un paio di punti provo a forzare e a lasciarmi sietro i due, ma senza risultato.
Gli ultimi tre chilometri sono in discesa, bella, facile e divertente. Aldo si avvantaggia di qualche secondo, io e Faranda seguiamo e arriviamo insieme, mano nella mano sotto il gonfiale rosso.
In questa quarta tappa mi sono divertito veramente tanto: un percorso vario, bello, impegnativo ma corribile. E finalmente sensazioni positive che fanno ben sperare anche per il tappone di domani.
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Le foto ufficiali della quarta tappa qui e il video qui.

Venerdì 3 luglio, 5a tappa: Vigo di Fassa>Ciampedie - 12,6 km.
L'ultima fatica che conclude il giro è come di consueto il tappone, una gara solitamente di tutta salita con arrivo in quota. Per questa edizione gli organizzatori l'hanno voluto rendere meno duro, anzichè i soliti mille metri di dislivello positivo quest'anno dovremo arrampicarci per soli seicento.
So già quello che mi aspetta avendolo provato nei giorni precedenti con Sarah e Stefano Benatti, a mio parere non è difficilissimo  ma è anche vero che non bisogna mai abbassare la guardia: una piccola crisi o difficoltà in salita fa danni molto seri.
Alla partenza a Vigo si respira un'aria diversa: un pò come gli ultimi giorni di scuola, sai che è finita ma c'è ancora l'esame da superare. I top si studiano per l'attacco finale alla classifica mentre io sono veramente tranquillo, quest'anno sono fuori dalla classifica di categoria e in generale navigo intorno alla quindicesima posizione, fatto che conferma la bella qualità che c'è davanti.
Si parte un pò tutti tranquilli, dopo un primo strappetto in Vigo si prende un nervoso sentiero a mezzacosta immerso nel bosco. Corro facile senza forzare: mi obbligo ad andare piano. Qualcuno dei ragazzi con cui di solito ho condiviso parte delle tappe scalpita da dietro, li lascio passare nei punti larghi e continuo col mio ritmo.
Poco prima dello scoccare del terzo chilometro inizia la salita, dura con strappi intorno al 20% di pendenza alternati a tratti più morbidi. Prendo il mio passo, passetti cortissimi e rapidi, e in poco tempo recupero già un paio di posizioni. Dopo la prima dura rampa su ciotoli cementati ecco una faccia amica, Stefano che sorpresa! Una foto e un consiglio bisbigliato all'orecchio "da qui vai su regolare Frank". Non riesco a rispondergli, la respirazione è già impegnatissima, un cenno di saluto con la mano e uno sguardo di ringraziamento e continuo la mia fatica.
Salgo su bene, ho sotto controllo la situazione e inizio a divertirmi come sempre quando becchi la giornata giusta. Oltrepasso i camminatori che sono già sul percorso essendo partiti mezz'ora prima di noi, il loro tifo aiuta e fa sentire un pò meno soli. Aggancio un altro atleta e poi Matteo che si era avvantaggiato nel primo tratto in piano. Due parole di incoraggiamento e ognuno col suo ritmo. Stiamo correndo sulla pista da sci Vajolet mi sposto a fianco sull'erba e ciò mi offre un migliore grip a ogni appoggio.
Nel mentre è da qualche minuto che noto l'amico Aldo è in difficoltà e poco alla volta il gap che ci divide si riduce, infine lo raggiungo, anche con lui due parole e gli dico come si sviluppa la restante parte di altimetria.
Si svolta a destra, di fronte a noi i meravigliosi dirupi del Larsec. Dopo quattro chilometri di sola salita raggiungo il pian Pecei, la pendenza si riduce di molto e imbocchiamo un sentiero forestale vallonato che ci porta al rifugio Gardeccia in mezzo allo stupendo gruppo del Catinaccio. Mi raggiunge Faranda, gli chiedo come sta e mi confessa che è al limite.
Passati a fianco del rifugio Gardeccia la tappa è pressochè finita, mancano sì due chilometri abbondanti ma sono un facile sentiero che in men che non si dica ci farà raggiungere la balconata del Ciampedie.
Sto ancora bene, le gambe sono stanche ma riesco ancora a fare un buon ritmo. Faranda è incollato dietro di me ma al cartello che indica l'ultimo chilometro lancio una volata lunghissima che mi permette di guadagnare un buon margine.
Voglio finire forte questo tappone, per la prima volta in sette anni riesco a correrlo tutto dal primo all'ultimo metro.
Il pubblico aumenta, si sente la voce dell'amico Andrea Basoli speaker ufficiale di quest'anno, ultima svolta, gli occhi umidi, la rampa finale ed ecco il gonfiale rosso e la mia meritata medaglia. Anche per quest'anno è andata!
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della quinta tappa qui e il video qui.

Concludo questa diciassettesima edizione del giro in quindicesima posizione assoluta, in campo assoluto Ana Nanu vince per la sua sesta volta la manifestazione mentre l'amico Massimo Galliano, dopo un poker di quattro vittorie consecutive, lascia lo scettro al giovane e forte Vincenzo Milesi.
Quest'anno il giro ha avuto il record di partecipanti, in alcune tappe infatti tra runner e camminatori si è superata la quota dei cinquecento concorrenti, un bel risultato che fa onore ai validi organizzatori.
Infine il nostro gruppo "A sarà düra... Ma Arivùma!" benchè a ranghi ridotti riesce ad affermarsi per il terzo anno consecutivo tra i team, un meritato "bravi!" quindi va a Sarah L'Epee, Marco Barp, Enrico Demateis e agli esordienti Jonathan L'Epee, Andrea "Ingpeo" Pelusio, Enrico Mangia e Guido Chiara. E perchè no, un bravo anche a me! Un grazie doveroso anche a Monica, solerte fotografa e ottima cuoca. Un saluto infine a tutti gli amici di RunningForum.it presenti!
Per chi c'è stato e per chi no, un arrivederci e un invito per il 2016!

Le classifiche finali sul sito della gara qui;
le foto di Monica sulla sua pagina feisbuc qui
altre foto su reggiocorre.it qui, qui, qui, qui e qui.