sabato 27 gennaio 2018

PROSECCO RUN 2017

Dopo la nostra prima esperienza nel 2016 sulle strade di Vidor anche quest'anno insieme a Sarah abbiamo deciso di correre la mezza maratona che in onore del prodotto locale più conosciuto e famoso ne prende il nome. Arriviamo in zona sabato pomeriggio, giusto in tempo per ritirare il pettorale e fare un giro in cantina ad acquistare del vino Prosecco da portare a Torino, prima di rientrare in agriturismo per cena.
Domenica mattina la giornata è fredda e tersa, svolgo un riscaldamento lungo per cercare di partire ben caldo ma i minuti di ritardo prima dello start vanificano in parte il mio intento. Si parte in prossimità della cantina La Tordera, una delle tante che toccheremo o attraverseremo in questa particolare gara che si sviluppa sulle colline adiacenti la cittadina trevigiana di Vidor.
Al via un primo gruppo di atleti si assesta in testa alla gara mentre io cerco da subito un passo facile ma soprattutto cerco di scaldarmi bene. Durante questi primi momenti di gara mi sento salutare da un atleta che mi raggiunge da dietro, è l'amico Tiziano Nandi! Ricambio con piacere i saluti e insieme corriamo un paio di chilometri sullo sterrato zig-zagando le buche in cui le pozzanghere  sono ghiacciate per la temperatura rigida della notte.
Io sto bene e anche le gambe girano bene ma patisco un pò il freddo tanto che corro questi primi cinque chilometri in modalità defrost non ancora pienamente a mio agio. Il gruppetto che si era formato qualche attimo prima si avvantaggia poco alla volta nei miei confronti, la strada adesso su asfalto è in leggerissima pendenza a salire e insieme ai raggi del sole che inizia ad alzarsi riesce a farmi entrare finalmente in temperatura.
Appena percepisco questo nuovo calore la mia corsa diventa più efficiente e il ritardo che accusavo nei confronti dei miei diretti avversari incomincia a ridursi fino ad annullarsi una volta entrati in Colbertaldo grazie anche a un paio di attraversamenti tra vicoli e case che rallenta quelli davanti costretti alla fila indiana. Da qui iniziano le prime pendenze più importanti e io, ringalluzzito dall'essermi riportato sotto, creo subito scompiglio rilanciando l'azione e portandomi in testa al gruppetto per aumentare leggermente il ritmo.
La fila si allunga e qualche atleta tra cui Tiziano perde contatto e io rimango in compagnia di due ragazzi che indossano una canotta rossa della stessa società locale, uno più giovane e uno più grande che corre con facilità e sembra che stia gareggiando per aiutare l'amico. La strada continua con un alternarsi di ondulazioni fino all'ingresso nella prima cantina che oltrepassiamo velocemente per poi continuare sul percorso che si sviluppa sulla zona più alta di queste colline.
Conosco il percorso, e sfruttando un tratto in discesa più accentuato ma molto ben corribile provo ad avvantaggiarmi quando mancano cinque chilometri all'arrivo. Il ragazzo più giovane che già vedevo essere al limite perde contatto in maniera piuttosto evidente mentre l'altro, più efficiente, rimane insieme a me e dà l'idea di aver ancora parecchie energie da spendere.
Siamo arrivati nel tratto in sterrato dove i percorsi della mezza e della camminata non competitiva si incontrano. Percepisco che il mi compagno di corsa stia per avvantaggiarsi e allora gioco d'astuzia e attacco bottone chiedendogli quanto abbia in mezza; scambiamo così due parole e per qualche centinaia di metri rimaniamo ancora insieme fino a che giunti in un punto stretto dove si deve oltrepassare un piccolo ruscello aumenta il ritmo e poco alla volta si allontana.
Manca oramai veramente poco, ho appena oltrepassato il cartello del km 19 e sto ancora bene. Mi volto più per curiosità che per sicurezza e vedo la canotta rossa dell'altro ragazzo in lontananza. Mi gusto queste ultime battute di gara, una breve ma impegnativa rampa in asfalto mi riporta sulla strada principale e da qui dopo aver accarezzato il maestoso campanile di Vidor percorro l'ultimo rettilineo che costeggia il centro polivalente in cui è posto l'arrivo.
C'è Sarah, infreddolita per l'attesa avendo corso la distanza ridotta sui dieci chilometri, che mi aspetta per darmi il cinque, svolta a destra e l'arrivo sul traguardo una manciata di secondi sotto l'ora e ventun minuti.
Sono molto soddisfatto da questa mia gara che concludo in ottava posizione assoluta ma con un crono di un minuto e mezzo più lento dell'anno scorso. Le sensazioni però sono state buone e correre in un percorso scenografico come questo ha un suo valore aggiunto.
La mia attività su Strava qui.

(attenzione al minuto 3'38'')

martedì 28 novembre 2017

8a ECOMARATONA DEL BARBARESCO 2017

L'autunno è la mia stagione preferita e gareggiare in questi giorni è per me un vero piacere, le temperature calde dell'estate lasciano il posto a quelle più fresche e i colori della natura si accendono prima di spegnersi definitivamente in inverno.

Dall'ultimo post dedicato al giro a tappe in val di Fassa sono passati tre mesi in cui i miei allenamenti e gara hanno avuto un andamento altalenante. 
La settimana dopo il giro, durante una gara serale qui a Torino mi sono infortunato al piede destro, nulla di grave tanto che dieci giorni dopo ero al via insieme a Sarah alla Mapei Day Bormio-Stelvio. Alla partenza sapevo che ero in bilico tra l'azzardo e l'osare ma ci ho provato ugualmente, fino al cartello dei -6 km all'arrivo quando sono stato costretto ad alternare la corsa al passo per il riacutizzarsi del fastidio dovuto all'infiammazione. Agosto è trascorso così tra il riposo per guarire bene e la ripresa degli allenamenti nel pessimo clima afoso che ci offre la città di Torino.
I primi di Settembre ho corso a Moena la Marcialonga Running, un altro tra i miei appuntamenti irrinunciabili, in una condizione di non ancora completa forma. A fine mese invece un mesto ritiro alla Hipporun di Vinovo corsa da malato.

A ottobre sono finalmente risuscito ad allenarmi abbastanza bene riuscendo a dare un senso alle settimane di preparazione che mi ha proposto per l'inverno Germano e così il giorno 29 mi sono presentato sulla linea di partenza dell'ottava edizione della Ecomaratona del Barbaresco di Alba che ho corso sulla distanza più breve della mezza maratona; è stata la mia settima partecipazione a questa gara a cui sono molto affezionato avendone vinto tre edizioni e salito sul podio assoluto altre due. Domenica mattina la giornata ad Alba è serena e quasi calda, pronta a regalare al migliaio di iscritti divisi sulle due distanza una bella gara sul percorso che si snoda tra le colline delle langhe coltivate a vite; tempo di salutare i tanti amici che incontro ed è ora di partire! Allo sparo di pistola un primo gruppetto di avvia prendendo qualche decina di metri di vantaggio sui diretti avversari tra cui mi ritrovo anche io.
Il percorso lo conosco oramai a memoria e sfrutto i primi chilometri in piano per scaldarmi bene  cercando di correre con facilità, le gambe girano bene e le primissime sensazioni sono buone. Mi raggiunge un gruppetto di atleti in cui ci sono tra gli altri l'amico Luca Giraudo ed Enzo, conosciuto recentemente all'arrancabirra. In questo periodo a differenza degli anni passati non sono ancora andato a correre una volta in collina e quindi sono completamente a digiuno di pendenze, ciò nonostante nell'affrontare la prima salita in asfalto che ci porta a ridosso della località Altavilla riesco a tenere un buon ritmo senza grosse difficoltà tanto da portarmi davanti ad allungare la fila. Scollinato su Altavilla una bella sterrata che ripercorreremo a ritroso negli ultimi chilometri di gara ci porta con una piacevole discesa ad attraversare le vigne che a causa della siccità di questo anomalo autunno sono diventate sabbiose. Dopo un breve zigzagare tra i filari si tira giù dritto per un discesa più ripida e qui pago un pò, perdendo qualche decina di metri dalle capre che danzano sulle punte,  non prendo rischi e mi adeguo, sapendo che il tratto a venire sarà a me più favorevole.
E infatti nel bel sentiero che costeggia il fiume Tanaro il gruppetto si ricompatta, si rifiata e si butta giù qualche battuta poi, ritornati sull'asfalto, è di nuovo gara e poco alla volta riesco nuovamente ad avvantaggiarmi correndo a buon ritmo la salita che ci porta fino al paese di Barbaresco. Qui c'è il solito passaggio va-e-vieni sulla via centrale del paese con il giro di boa ad abbracciare la bella torre medioevale, prima del bivio che separa il percorsi delle due distanze: a sinistra si continua per la maratona, noi svoltiamo a destra.
La pendenza è favorevole e l'atleta che mi precede poco lì davanti mi fa cenno con la mano di tornargli sotto per proseguire insieme ma non in questo momento ne ho la capacità, stiamo per affrontare un bel tratto sulla dorsale della collina che permette alla vista di spaziare a centottanta gradi sugli ondulati declivi ordinatamente rigati dalle vigne. La strada riprende a salire, corro col mio passo in maniera regolare ed efficiente, a differenza dell'anno scorso dove mi ricordo qui fui colto da un momento di difficoltà. Il ragazzo che mi precede guadagna progressivamente vantaggio, transitiamo dalla località Tre Stelle per poi ritornare sullo sterrato attraverso un vigneto in discesa. Discesa lunga prima su erba e nel tratto conclusivo più ripido in cemento, un vero frulla gambe che ci immette sulla provinciale appena asfaltata dove vengo raggiunto da Luca. Con lui affrontiamo l'ultima e più dura salita che ci riporta il località Altavilla da dove siamo passati a inizio gara. Cartello degli ultimi tre chilometri e giù in picchiata verso il traguardo che taglio mano nella mano con Luca. Si conclude così la mia settima partecipazione a questa gara in undicesima posizione, con la prestazione più lenta di sempre ma in linea con le mie attuali condizioni.
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sabato 15 luglio 2017

LA MIA VAL DI FASSA RUNNING 2017

L'ultima settimana di giugno i sentieri e le strade forestali della val di Fassa iniziano a prendere vita dopo il lungo periodo invernale grazie ai partecipanti della Val di Fassa Running, giro a tappe che quest'anno compie ben diciannove anni.
Ci vuole qualche giorno di tempo una volta tornato a Torino a buttare giù nella tastiera tutte le emozioni, le fatiche e le gioie vissute in questi sei giorni in un posto per me speciale e in compagnia di squisiti amici, ma cerchiamo di riprendere tutte le idee e di partire dall'inizio.

Domenica 25 giugno: 1a tappa Soraga, 13,8 km - 540 mt. D+
L'inizio ci vede domenica mattina impegnati a Soraga; il tam tam delle previsioni meteo rimbalzate sulle varie piattaforme di comunicazione digitali si concretizzano in una mattinata di pioggia incessante a carattere temporalesco che mette a dura prova gli organizzatori. Ma qui parliamo di gente di montagna avvezza alle condizioni difficili e tutto il programma si svolge senza grossi problemi.
Alla partenza, già tutti belli bagnati, superiamo il paese di Soraga e dopo avere attraversato la statale ci portiamo sulla pista ciclabile. Il ritmo è da subito allegro e i top runner presentati sul palco nella serata di benvenuto seguono il burundiano Celestin Nihorimbere dato come il favorito alla vittoria finale.
Mentre percorriamo il ponte che portarci oltre l'Avisio un fulmine seguito immediatamente da un forte tuono si abbatte a qualche centinaia di metri in linea d'aria da noi, finendo all'incirca nella zona boschiva in cui ci stiamo dirigendo. Che dire, un inizio elettrizzante! Dopo circa un chilometro percorso sulla ciclabile inizia la lunga e unica salita del giorno, è una salita impegnativa ma corribile e con fondo regolare; mi piace molto e l'affronto con buon piglio.
A fianco a me c'è il giovane e compagno di squadra Umberto Serra, scambiamo qualche parola fino a che il fiato ce lo concede e insieme corriamo appaiati per tutta la durata della strada forestale che si inerpica sui pendii di Cima Dodici.
Non c'è un vero e proprio scollinamento ma la pendenza diminuisce fino a diventare un veloce ondulato che ci porta in località Pociace, da qui alla nostra destra avremmo dovuto godere di un bel panorama sulla vallata e sulle punte del Catinaccio ma la giornata autunnale con pioggia e nubi basse ci impedisce tutto ciò. Poco dopo inizia la discesa, prima morbida molto facile poi la pendenza aumenta ma rimane sempre molto corribile.
La conosco bene, sto bene e mi voglio divertire. Lascio andare le gambe e mi godo questa lunga picchiata verso il basso, il fondo sterrato bello compatto e bagnato offre addirittura un grip migliore che da asciutto. Umberto si attarda e rimango da solo a disegnare le traiettorie migliori. Scendo bene e tanto che poco alla volta mi avvicino fino a raggiungere l'amico Giuseppe Minici, appena agganciato gli chiedo se va tutto bene perchè mi stupisco di avergli recuperato tutto il distacco che mi aveva dato a salire e al suo cenno che è tutto a posto continuo per la mia strada che mi porta a sbucare di nuovo sulla ciclabile che ci porterà nei pressi del laghetto dove è posto il traguardo.
Concludo la prima tappa in tredicesima posizione assoluta con buone sensazioni generali, grazie anche a un percorso a me favorevole.
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Lunedì 26 giugno: 2a tappa Moena, 12,2 km - 520 mt. D+
Il secondo giorno di gara ci vede impegnati a Moena e il meteo è esattamente il contrario rispetto a sole ventiquattro ore prima. La fata delle dolomiti, Moena, ci accoglie infatti con una giornata soleggiata e tersa, il cielo è di quel fassaner blau che solo qui puoi vedere.
Temo un pò la tappa di oggi dopo la ricognizione che ho fatto a maggio, non tanto per la lunga salita verso Medil ma quanto per la discesa che per i miei gusti da stradista è già sul tecnico andante; inoltre, la seconda parte è stata modificata cosa che ha ne ha allungato il chilometraggio totale nonchè aggiunto una seconda discesa da prendere con le molle.
Alle 9 in punto si parte, quest'anno le partenze sono state anticipate tranne ieri di mezz'ora rispetto al consueto, e si corre subito sulla facile salita in pavè che dalla piazza centrale de Sotegrava ci porta a transitare davanti alla bella chiesa e poi al cimitero.
Lungo lo sterrato che taglia i prati della frazione Sorte riscendiamo verso il campo sportivo e da qui, dopo un breve momento di incertezza del gruppo di testa per una incomprensione tra i volontari segnavia e gli apripista in moto, imbocchiamo la lunga salita su strada asfaltata in direzione della piccola borgata di Medil soprannominato "il paradiso delle donne" in quanto ai tempi abitato solamente da uomini.
Salgo bene, mentre i top si avvantaggiano progressivamente io seguo il mio ritmo in compagnia di altri atleti più efficaci di me quando la salita è ripida. Organicamente sto bene, segno che ho recuperato bene l'impegno di ieri e questo mi da fiducia per il proseguimento della gara. Dall'asfalto passiamo su un sentiero che corre parallelo, ma più in basso, alla strada che riandiamo a imboccare proprio all'ingresso di Medil. Veloce sorso d'acqua al ristoro e ancora su dentro il paese che si attraversa in pochi istanti prima di prendere una carrareccia piuttosto sconnessa e ripida che ci inoltra dentro al bosco.
Mi raggiunge la prima donna, l'atleta Camilla Magliano della Podistica Torino che quest'anno si è presentata con un nutrito gruppo, la sua efficienza a salire è invidiabile. Nel bosco la pendenza poco alla volta si addolcisce per trasformarsi in un veloce munta-e-cala prima di arrivare a un traverso su prato in single track dove non mi trovo per niente a mio agio non riuscendo a vedere dove metto i piedi in mezzo all'erba. Terminato questo tratto incomincia la discesa che si presenta come un sentiero a gradoni lunghi e alti. C'è poco da fare, massima attenzione e si salta a balzi come i camosci,... va beh più o meno :-D Sverniciato da un paio di atleti che mi seguivano giungiamo finalmente sul pianoro dove sorge la  malga Peniola, lasciamo lo sterrato per prendere l'asfalto che in discesa la collega a Moena. La pendenza è accentuata ma corribile, do fondo alle mie qualità di stradista e mi lancio nel tentativo di ricucire il gap di un centinaio di metri circa accusato nel tratto precedente.
Il mio impegno mi premia e in prossimità di malga Panna mi ricongiungo ai due atleti, ma non ho neanche il tempo di rifiatare che dopo una svolta a sinistra su una carrozzabile in terra rossa inizia la seconda salita.
Passo i due, "mi porta avanti col lavoro tanto mi riprendete in discesa" dico scherzando; loro, sorridendo, mi lasciano fare.
Non conosco questo parte di percorso perché come anticipato ha avuto una variazione nella sua parte conclusiva, manca comunque poco al traguardo e infatti terminata la salita seguita da un breve tratto in piano la forestale punta giù verso Moena.
Ho la percezione di avere già corso da queste parti ma non mi ricordo quando, probabilmente in una vecchia edizione della Traslaval, fatto sta che il divertimento finisce presto perché si abbandona la comoda forestale per prendere un sentiero largo ma scosceso con pietre lisce e irregolari. Che ansia! Tiro sul il piede dall'acceleratore e in un attimo vengo nuovamente sorpassato dai due compagni di tappa ecchecatz,... :-D cerco di limitare i danni e di stare in piedi dal momento che il fondo in alcuni punti è umido e quindi scivoloso. L'agonia per fortuna dura solo qualche minuto, tempo di arrivare alle prime costruzioni di Moena e da qui dopo uno zigzag tra le vecchie e caratteristiche case all'arrivo in piazza.
Oggi non benissimo ma mi sono difeso, i tratti in discesa come presupponevo mi hanno messo in difficoltà.
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Martedì 27 giugno: 3a tappa Canazei, 9,5 km - 570 mt. D+
E' Canazei la sede del terzo giorno di gara, per una tappa bella ma anche dura, con due lunghe salite che ci faranno toccare la valle su entrambi i versanti. Una tappa che se ne hai puoi fare la differenza. Appunto, se ne hai.
La giornata è grigia e fresca, era prevista pioggia ma al momento regge e partiamo asciutti. L'idea di oggi è quella di cercare di recuperare qualche posizione o almeno ridurre il distacco in generale dopo la tappa di ieri. Ma ahimè i miei propositi si infrangono subito sulla prima salita.
Partiti dal centro del paese ci portiamo in zona delle piscine e da qui velocemente verso il bosco per prendere il sentiero troi de ladins. Le prime centinaia di metri hanno una pendenza molto marcata e il gruppo che era arrivato all'imbocco del sentiero compatto si sgrana in un lungo serpentone. Ognuno prende il suo ritmo e i respiri diventano sempre più affanosi, siamo sul duro qui!
La salita si addolcisce pur continuando a puntare verso alto e qui mi succede quello che non vorresti ti capitasse: sento le gambe vuote.
Vuote o quasi, vorrei aumentare il ritmo perché visivamente non siamo sul difficile ma ho la sensazione di correre con un peso addosso. Vengo raggiunto e superato da alcuni atleti ma non mi faccio prendere dal panico, seguo il mio passo sperando che la situazione migliori.
Allo scollinamento il percorso continua verso la pista da sci del Ciampac che oggi è una lingua di ghiaione, la superiamo e svoltiamo a sinistra per una picchiata verso l'abitato di Alba di Canazei. Mi raggiunge l'amico Luca e con lui corro questa parte di gara che su asfalto ci porta a lambire lo stadio del ghiaccio e poi dopo esser passati oltre l'Avisio nei pressi del Tobia del Zeli nel punto esatto in cui è partita la prima tappa dell'anno scorso. Stiamo per affrontare la stessa identica prima parte e quindi, dopo ancora quasi un chilometro su asfalto in falsopiano a scendere dove mi ricordo nuovamente come si corre si svolta a destra per affrontare la seconda, lunga e dura salita; prima su prato, poi su un sentiero che si addentra nel bosco.
Qui la pendenza è feroce, saremo sui 25% circa, e sono costretto a sostituire la corsa con la camminata a testa bassa. Oggi patisco, soprattutto su questi drittoni da vertical. Chissà perché me lo ricordavo più lungo questo sentiero e invece con sollievo capisco di essere quasi nel punto in cui sbuca sulla larga forestale che prendiamo continuando a salire ma in maniera più agevole.
Riprendo a correre, le gambe adesso sembra stiano meglio e per quanto il ritmo sia sempre basso riesco poco alla volta a ricucire parzialmente il ritardo che ho accumulato dai miei diretti avversari che mi precedono. C'è Luca lì davanti insieme a un altro paio di atleti, tornare loro sotto è difficile e attendo che inizi la discesa per annullare definitivamente il distacco.
Poco prima di passare sotto i cavi della nuova funifor che collega Alba di Canazei al col dei Rossi incomincia finalmente la discesa. Il cartello che indica i chilometri che mancano all'arrivo segna -3, adesso si scende a tutta. Dopo un primo sentiero a curve strette su cui scendono i downhiller in mountain bike sulla pista da sci ritorniamo sulla strada forestale che corre parallela alla pista, vivo il mio momento migliore perchè sto bene e riesco ad essere molto efficiente prendendomi qualche rischio ma anche i ragazzi là davanti stanno bene e il distacco rimane immutato.
Pazienza, continuo veloce fino all'ingresso in Canazei dove dopo poche centinai a di metri su asfalto taglio il traguardo sotto il gonfiabile rosso.
Oggi le sensazioni non sono state belle  e c'è un pò di rammarico per aver lasciato sui sentieri qualche minuto di troppo e credo un paio di posizioni in classifica generale, ma in un giro a tappe fa parte del gioco.
Domani si riposa e nelle ultime due tappe tutto può ancora succedere.
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Giovedì 29 giugno: 4a tappa Passo di Costalunga, 11 km - 390 mt. D+
Trascorso il mercoledì di riposo in completo relax complice un meteo non eccezionale, giovedì mattina ci si ritrova tutti al passo di Costalunga dove il giro ripropone una tappa dopo l'esordio assoluto come location nel 2014 con il bel percorso che ci aveva fatto accarezzare le acque del lago di Carezza.
Quella di oggi è una tappa facile, molto corribile e con poco dislivello, una sorta di aperitivo al tappone di domani.
Aperitivo che prendono tutti con foga perché al via il gruppo schizza veloce sulla statale prima di svoltare a destra per prendere la carrozzabile che dopo una breve salita ci farà toccare l'agritur Secine.
Dall'agritur ci riportiamo verso la zona di partenza per prendere una larga lingua di prato in discesa piuttosto sconnessa e fangosa per le piogge della notte, tanto che sembra di correre una campestre.
Mi passa Luca, e insieme raggiungiamo l'abitato di Carezza su asfalto con un buon ritmo grazie alla pendenza favorevole.
Io sto bene, le pessime sensazioni di martedì sono un brutto ricordo e oggi voglio riscattarmi. Si imbocca la bella forestale che in poco tempo ci porta in un bel pianoro con di fronte la caratteristica forma della Roda di Vael, anche oggi purtroppo il tempo non è dei migliori, anzi minaccia acqua e i colori del paesaggio che ci circonda non rendono al meglio.
Dopo aver superato un piccolo ruscello inizia la salita, prima su asfalto bella lineare e corribile, poi dopo essere transitati dall'albergo Moser Alm diventa un bel sentiero sterrato ben battuto.
Come ho detto sto bene, Luca si attarda e io con relativa facilità mi avvicino per poi superare un paio di ragazzi che mi precedevano. Anche questo percorso è parzialmente cambiato da quello che avevo provato a maggio, capisco in corsa che ci verrà risparmiato il tratto molto ripido a risalire sulla pista da sci Paolina e così proseguendo su questo sentiero andiamo a prendere la forestale denominata sentiero delle perle che corre a mezza costa sul pendio sotto la Roda di Vael. Da qui avremmo dovuto godere di un bel colpo d'occhio sulle bastionate del Latemar ma le nuvole sono sempre più basse e ci impediscono di spaziare con lo sguardo. Si corre su una leggera ondulazione che diventa discesa corribile, svolta a destra su prato e ancora in discesa per arrivare a tagliere il traguardo a fianco dell'albergo Sovay.
Oggi ho corso bene, il tracciato non presentava grosse difficoltà e anche a livello generale ho provato buone sensazioni, una buona premessa per domani.
La mia gara su strava qui.


Venerdì 30 giugno: 5a tappa Pozza di Fassa >Buffaure, 10,7 km - 920 mt. D+
Il tempo vola quando si è in valle, come sempre dal resto quando ci si diverte e si è in ottima compagnia. Siamo così arrivati a venerdì e all'ultimo giorno di gara. Il tappone quest'anno ci porterà ai 2050 metri del Buffaure partendo da Pozza di Fassa. Avendo noi l'appartamento proprio a Pozza lo spostamento da casa alla partenza oggi è veloce e a piedi. Col gruppo si ride, si scherza e ogni tanto si alza lo sguardo lassù. Ecco, dobbiamo arrivare lassù.
Anche oggi il meteo non è eccezionale, quest'anno è andata così, ma qualche raggio di sole c'è e la temperatura è fresca, ideale per correre in salita.
Il mio obiettivo di oggi è quello di perdere meno tempo possibile, infatti per quanto mi possa difendere sulla salita su quelle molto ripide come gli ultimi tre chilometri che ci aspettano ho i miei grossi limiti. E ho anche un'altra idea che chissà perché mi è balenata veloce in testa, "ma oggi potrei riuscire a correre tutta la salita"? Le tappe di quest'anno sono state lunghe e dure, tolto ieri nelle prime tre il dislivello positivo ha superato i 500 metri, le mie gambe ne risentono a livello muscolare soprattutto a scapito dei polpacci e anche a la condizione organica è giustamente in affaticamento.
Si parte dalla piazza del comune di Pozza, immediata inversione a U e via in leggerissimo falsopiano a scendere in direzione delle nuove Terme Dolomiti. Un pò tutti oggi temiamo la difficoltà da affrontare e così il ritmo in queste prime battute di gara si rivela cauto.
Superate le terme si sale verso la fattoria di malga Aloch, corro affiancato a Luca e quando passiamo vicino alle vacche nel recinto dico loro "tensiun che custì a l'è 'n maslè". E niente, lui che fa? tira fuori dai pantaloncini un coltello sfoderando un sorriso alla Joker. Piccoli aneddoti di cosa capita in corsa :-D 
Dalla fattoria ci portiamo sulla forestale che prima taglia la pista da sci Aloch e poi su una facile discesa ci porta a imboccare la val San Nicolò.
Da qui inizia la vera salita, prima morbida per pochi metri su asfalto poi su forestale che risalendo sui pendii di cima Undici ci fare transitare vicino alla malga Crocifisso. Lasciamo momentaneamente la val san Nicolò per svoltare a destra nella contigua val Monzoni. Corriamo su asfalto, la fatica inizia a farsi sentire e per distrarmi corro a testa bassa contando in loop i sassolini bianchi presenti sul terreno,... "uno due tre e quattro, uno due tre e quattro,...". detto così può sembrare da psicopatici ma è un atteggiamento che mi aiuta tanto che alzando gli occhi ogni ogni tanto vedo che il distacco da chi mi precede si sta lentamente riducendo. Ci sono Umberto con un altro ragazzo e anche Nicola, con quest'ultimo in questi giorni abbiamo condiviso parecchia strada insieme e anche oggi corriamo vicini. In val Monzoni rimaniamo poco, tempo di salire fin su per passare dal ponte sull'Orrido e scendere per un sentiero sconnesso e ripido nella sua prima parte. Il distacco da chi mi precede si dilata ma appena ritorniamo sul piano in asfalto della ritrovata val san Nicolò riesco nuovamente a essere efficiente come poco tempo prima.
Manca poco al gran finale, oltrepassiamo il rio San Nicolò e poco dopo aver superato il cartello dei -3 chilometri all'arrivo imbocchiamo la pista da sci che percorrendo a ritroso ci condurrà all'arrivo. Nicola davanti a me scarta a destra per raccogliere i bastoncini che aveva preventivamente lasciato mentre io mi porto sulla sinistra per mettere i piedi fuori dalla terra umida della pista.
Dai che si comincia! La prima rampa è micidiale, la provo a correre a passi cortissimi e,... ce la faccio!
Certo cambia poco in velocità rispetto chi cammina veloce, ma ci provo dai.
La salita è lunga e ci impiegherò quasi mezz'ora a coprirla tutta ma metro dopo metro capisco che l'idea di poterla correrla tutta non è irrealizzabile, dal resto più passa il tempo più mi dico "sono arrivato fino a qua, mica mollo adesso", pensieri forse di poco valore ma che mi aiutano ad allontanare il pensiero della fatica.
Nicola è avanti di pochi metri e nel mentre mi raggiunge l'amico orange Fabrizio, lui sul duro gioca bene le sue carte. Scambiamo qualche parola a monosillabi, lui chiede e io gli spiego ancora cosa ci aspetta.
I metri passano lenti sotto le suole ma passano, una breve variante su sterrato ci rifiatare e bypassare un tratto di pista prima di affrontare l'ultima dura rampa di circa cinquecento metri. Ai lati iniziano a esserci gli amici, i conoscenti, i famigliari di tutti noi a incitarci. Questo aiuta tanto, o sì se aiuta!
Ecco Fabrizio e Monica, la nostra fotografa ufficiale, tifo a squarciagola e io che non posso esimermi dal fare il cretino per la foto di tappa, oggi farò il camoscio perché nel mio piccolo oggi mi sento così, felice per mia piccola vittoria di correre tutto il tappone. E' fatta, svolta a sinistra in leggera discesa per andare a fare un piccole anello che ci porta dritti all'arco del gonfiabile del traguardo.
Qui non si fa la volata, ma si rallenta, per assaporare meglio gli ultimi istanti di fatica mista a emozione, di gioia ma anche di malinconia perché sta finendo tutto.
Bacio la medaglia che mi viene messa al collo, anche questo giro è fatto!
La mia gara su strava qui.

Concludo questa mia nona partecipazione al giro in diciottesima posizione assoluta, a riprova della grande qualità che quest'anno si è presentata ai nastri di partenza; un giusto riconoscimento per il comitato organizzatore che da questa edizione ha il suo nuovo presidente nella persona di Armando Mich, lui e tutto il suo prezioso staff sono riusciti a regalarci una manifestazione di alto livello perchè se è vero che i panorami sono meravigliosi e sembra tutto bello è anche vero che a mettere su una cinque giorni di gare su e giù per i sentieri non è facile, bravi!
Per la cronaca, come da pronostico ma che non era un dato scontato, ha vinto il giro il giovane e qui esordiente Celestin Nihorimbere, incalzato dal grande amico Massimo Galliano che quando la strada punta verso il cielo sa ancora dire la sua; chiude il podio il falco di lecco Bonanomi Paolo. Anche in campo femminile la vittoria va a un'esordiente al giro ovvero Camilla Magliano che ha la meglio sulla invece veterana Ana Nanu e sull'amica Caterina Saccardo. Per quanto riguarda i team anche per il 2017 abbiamo colorato la val di Fassa con le nostre canotte rosse dell"A sarà düra... Ma Arivùma!dando tutto il meglio che potevamo dare, ciò ci ha permesso di salire sul secondo gradino del podio.

Un'altra Val di Fassa Running si è conclusa e adesso, qui da Torino, non mi resta che pensare alla prossima edizione che sarà particolare in quanto sarà il ventennale da che il giro, inventato e cresciuto per undici anni da Stefano ziostiv Benatti, e poi portato avanti dagli amici dall'attuale staff organizzztivo, viene corso. Qualche anticipazione già è stata data durante la serata delle premiazioni finali e cioè che il tappone 2018 arriverà su al Ciampac. Quel duro Ciampac, che ho affrontato nel 2008 alla mia prima partecipazione


Le classifiche finali sul sito della gara qui;
tutti i vari comunicati stampa, le foto, i video e le classifiche tappa per tappa sul sito pegasomedia qui.

Il bel video del tappone finale, emozionante!

 Celestin Nihorimbere

 La partenza a Moena della seconda tappa

 Passaggio dei primi in prossimità della funifor Alba-Col dei Rossi

 Terza tappa a Canazei

Camilla Magliano durante la quinta tappa

 Le dure rampe finali del tappone in prossimità del Buffaure

Luca in un arrivo "da corrida"

domenica 28 maggio 2017

VAL DI FASSA RUNNING 2017


In questi giorni la val di Fassa è stata teatro del giro d'Italia che ha visto un arrivo di tappa a Canazei martedì 24 e la partenza a Moena il giorno seguente; passata la carovana le ruote e i leggerissimi telai delle biciclette lasceranno il posto alle scarpette dei partecipanti di un altro giro a tappe: la Val di Fassa Running che quest'anno spegne le diciannove candeline.

Grazie all'amicizia con lo staff del comitato organizzatore, che vede al comando un nuovo presidente nella persona di Armando Mich, e sfruttando due settimane di ferie trascorse in valle insieme a Sarah, ho la possibilità di presentarvi le tappe per averle provate di corsa o in escursione; vediamole insieme:

Domenica 25 giugno il via di questa nuova edizione verrà dato dai prati del lago di Soraga, location storica per una tappa identica a quella corsa nel 2013, la distanza è la più lunga che affronteremo durante il giro ma l'altimetria non presenta grosse difficoltà. Partiti dai pressi del lago attraverseremo Soraga per portarci lungo la pista ciclabile in direzione Pozza di Fassa su un leggero falsopiano. Giusto il tempo di scaldare le gambe che dopo circa due chilometri abbandoniamo l'asfalto per imboccare la strada forestale che si inerpica sui pendii di Cima 12. la pendenza non è eccessiva, la strada è ampia con un fondo buono  e per quanto siamo in salita si riesce a correre bene. Una volta raggiunta la quota più alta che toccheremo oggi la forestale continua con un lungo traverso fino alla località Pociace, dove eravamo sbucati l'anno scorso nella tappa di Pozza, da qui si apre alla nostra destra oltre la vallata un bel panorama sulle punte del Catinaccio ma non c'è tempo di distrarsi troppo perchè siamo già in discesa, prima morbida poi un pò più impegnativa, in poco tempo perdiamo quota e ci portiamo sopra le case di Soraga alta che raggiungiamo dopo avere abbandonato la forestale per un sentiero più stretto, forse l'unica minima difficoltà tecnica del giorno. Dall'abitato di Soraga alta si punta sempre in basso, e da qui possiamo già vedere la zona di arrivo a cui arriveremo in breve tempo.
totale tappa 14200 mt, 550 mt. D+


Lunedì 26 giugno sarà Moena, la fata delle Dolomiti, ad accogliere il popolo della VdFR. La partenza avrà luogo dalla centralissima piaz de Sotegrava e da qui lungo la salita in selciato ci porteremo su una comoda sterrata che attraversa i prati della frazione Sorte per poi ridiscendere in prossimità del centro sportivo. Inizia qui la lunga salita su strada asfaltata che collega Moena alla caratteristica frazione di Medil da dove prenderemo una sterrata con fondo irregolare che si addentra nel bosco. Raggiunto il punto più alto si inizia a scendere prima per un sentiero single track molto stretto in cui bisognerà prestare molta attenzione soprattutto nel caso fosse bagnato e poi per un sentiero più ripido che presenta diversi gradoni che faranno perdere velocemente quota. Usciti da bosco si sbuca in località Peniola per scendere su strada asfaltata fino a malga Panna e da qui dopo un ultimo strappa in salita rientrare in Moena per l'arrivo di tappa.
totale tappa 12200 mt, 500 mt. D+


Martedì 27 giugno l'appuntamento è a Canazei per la tappa, secondo me, più bella. Bella ma anche dura, che ci vedrà impegnati su due salite importanti e altrettante discese.
Dopo la partenza dal centro di Canazei ci portiamo verso la zona delle piscine dove imboccheremo in salita il troi di ladins prima su strada forestale che diventa poi un sentiero più stretto. La pendenza non è regolare, ma sempre abbastanza corribile e non presenta grandi difficoltà. Appena aver attraversato la pista da sci del ciampac incomincia la discesa; facile, su una bella forestale larga che ci porta in poco tempo ad Alba di Canazei che oltrepassiamo per portarci nei pressi stadio del ghiaccio e da qui al Tobià de Zeli da dove è partita la prima tappa dell'anno scorso. Ed è proprio su quello stesso percorso che continuiamo e quindi prima su comoda strada asfaltata per poi svoltare a destra e incominciare su prato la seconda, dura, salita. La pendenza è notevole, il sentiero che si addentra nel bosco probabilmente obbligherà i più a procedere al passo. Dopo due chilometri a testa bassa sbuchiamo su una larga forestale, l'anno scorso siamo scesi a destra, quest'anno svoltiamo a sinistra per continuare ancora in salita, ma molto più morbida. Quando questa lascia il posto alla discesa ci lanciamo in discesa puntando Canazei che vediamo dall'alto in alcuni punti in cui il panorama si apre, si passa sotto la nuova funifor Alba-Col dei Rossi per poi sbucare su una pista da sci che sfruttiamo come se fosse un ponte per oltrepassare la statale che sale al Pordoi. Si prende un sentiero in mezzo al bosco e infine di nuovo sulla pista da sci per una fiondata dritta in discesa fino al centro di Canazei.
totale tappa 10200 mt, 590 mt. D+


Mercoledì 28 giugno ci sarà il giorno del meritato riposo ma
giovedì 29 giugno sarà di nuovo ora di far girare le gambe. Sarà il passo di Costalunga la sede di questa penultima tappa, che non presenta grosse difficoltà se non una ripida salita sulla pista da sci del Paolina. Una tappa scenograficamente molto bella in cui lo sguardo potrà spazierà dalle bastionate del Latemar fin alla Roda di Vael. La partenza avverrà dai pressi dell'hotel Savoy e la prima parte di gara è semplice e pressochè in discesa salvo un prima salita che ci porta a transitare nei pressi dell'agritur Secine per poi scendere fino all'abitato di Carezza. Da qui su una comoda forestale e sempre con altimetria favorevole raggiungiamo l'albergo Moseralm da dove incomincia la salita, prima agevole su sentiero per poi diventare più ripida una volta imboccata la pista da sci Paolina. Poche centinaia di metri che danno un assaggio delle pendenze che incontreremo all'indomani sul tappone del Buffaure. Salendo dalla pista intercettiamo il sentiero delle Perle, una bella forestale larga e comoda che corre a mezza costa sotto l'imponente gruppo del Catinaccio da cui spicca la caratteristica parete a forma triangolare della Roda di Vael, che percorriamo per un chilometro circa prima di svoltare a destra e lanciarci sul pratone per raggiungere il traguardo. 
totale tappa 11000 mt, 440 mt. D+


Venerdì 30 giugno le nostre gambe stanche saranno impegnate nella tappe regina, la più temuta e dura: il tappone finale. Quest'anno si ritorna ai 2000 metri del Buffaure salendo dalla val san Nicolò. Si parte da Pozza di Fassa e lungo la ciclabile tocchiamo le nuove "Terme Dolomiti", da qui un primo strappetto a risalire fino a malga Aloch e da lì, lungo una breve discesa si raggiungerà l'hotel Valacia dove costeggiando la strada e su forestale si arriverà alla malga Crocifisso. Al crocevia si imboccherà la strada per la val Monzoni. Saliamo per oltre un chilometro su asfalto per attraversare il Ponte sull'Orrido e ridiscendere su un sentiero largo ma dal fondo sconnesso fino al largo spiazzo del Crocifisso. Da questo punto in poi si prenderà la pista da sci che porta al Buffaure, saranno due chilometri e mezzo con pendenze feroci che toccheranno punte del 30% fino ai 2000 metri del Buffaure dove si concluderà questa edizione della Val di Fassa Running.
totale tappa 10600 mt, 930 mt. D+



Che dire per concludere questa presentazione della manifestazione? Sicuramente sarà una settima molto intensa e che di certo non deluderà i partecipanti; le tappe sono dure è vero, ma la bellezza dei posti e l'ottima organizzazione fanno della Val di Fassa Running un appuntamento irrinunciabile e l'occasione di una bella vacanza in uno dei posti scenograficamente più incantevole del nostro paese.
E anche quest'anno saremo presenti nella classifica per team col nostro gruppo A Sarà Dura Ma Arivuma, sarà questo uno stimolo in più per fare bene e confrontarci con le altre squadre che a sentire da qualche indiscrezione saranno forti e agguerrite!